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Poco prima della sosta per le vacanze natalizie, lo skipper di Luna Rossa Challenge, Max Sirena, ha rilasciato un'intervista al team di comunicazione dell'America's...

Auckland – Poco prima della sosta per le vacanze natalizie, lo skipper di Luna Rossa Challenge, Max Sirena, ha rilasciato un’intervista al team di comunicazione dell’America’s Cup. Di seguito ne riportiamo alcuni dei passaggi più importanti.

D: Cosa ha imparato il team dopo trenta giorni di allenamento sull’AC72?
R: “Abbiamo imparato molto su questa barca che rappresenta una novità per tutti. Non c’è stato attimo passato in acqua che non ci abbia dato nuove informazioni utili: siamo davvero soddisfatti, anche perché siamo riusciti a testare la barca con un range di vento compreso tra i 5 e i 28 nodi e con moto ondoso variabile. Nel corso delle ultime giornate abbiamo iniziato a spingere sull’acceleratore. Ovviamente abbiamo ancora moltissimo da imparare, ma siamo fiduciosi che alla ripresa degli allenamenti, potendo procedere puntando alla verifica delle performance, le cose andranno sempre meglio. Da un punto di vista personale posso dire che queste barche sono fantastiche da condurre quando il vento oscilla tra i 18 e i 20 nodi; quando si va oltre bisogna stare attenti e cambiare il modo di portarle perché diventano davvero troppo potenti”.

D: La vostra campagna prevede la costruzione di una sola barca, mentre gli altri team potranno contare su due AC72…
R: “Abbiamo iniziato la nostra avventura un anno dopo gli altri e già ci sentiamo più avanti rispetto a Oracle Team USA e a Artemis Racing che sono in attività da molto prima rispetto a noi: a essere onesti, oggi come oggi, mi sento in una posizione di forza. Ma non bisogna mai abbassare la guardia: guardando a quanto accaduto a Artemis e Oracle c’è la consapevolezza che problemi del genere potrebbero capitare anche a noi. Proprio quello del Defender è un caso emblematico: nonostante la loro sia una campagna basata sulla costruzione di due barche, allo stato attuale si trovano ad affrontare la difesa con una barca sola. Certo, ripareranno l’AC72 che hanno danneggiato a ottobre, ma è una barca compromessa, con la quale non potranno tentare di difendere la Coppa. Alla fine dei conti navigheranno meno di noi e per Artemis sarà probabilmente lo stesso. Tutto ciò ha giocato a nostro favore, ma resta il fatto che se dovessimo scuoiare a nostra volta saremmo con ogni probabilità fuori dai giochi“.

D: Come ti trovi nel ruolo di skipper e come sta gestendo il team?
R: “Siamo un team giovane, all’interno del quale ci sono molti uomini privi di esperienza in fatto di Coppa America. Il mio obiettivo è stato quello di aprire ai giovani perché una delle cose peggiori nel mondo dell’America’s Cup è che tutti pensano allo stesso modo. Volevo idee nuove e menti fresche e credo che tutto stia andando per il meglio. Attorno a me percepisco una “fame” diversa. Inoltre, essendo partiti dopo gli altri non avevamo certo tempo da perdere su aspetti diversi da quelli strettamente collegati all’ambito sportivo“.

D: Come caratterizzi la tua leadership?
R: “Da ogni persona con la quale mi relaziono cerco di imparare quanto di buono ha da insegnarmi. Ognuno di noi ha aspetti positivi e negativi del proprio carattere: nessuno è perfetto e non esiste il modo perfetto di lavorare. Questo vale anche nel mondo dell’America’s Cup: ne consegue che per vincerla bisogna sbagliare il meno possibile“.

D: Com’è il tuo rapporto con Patrizio Bertelli?
R: “Ogni momento trascorso con lui ti permette di imparare qualcosa che puoi utilizzare nel lavoro di tutti i giorni. Quando sappiamo che sta venendo alla base, il team si anima di nuova verve. Non voglio definirlo come un mentore, ma di sicuro è una persona dalla quale si può imparare molto“.

D: Come immagini sarà veleggiare con l’AC72 nella baia di San Francisco?
R: “Lo scopriremo quando saremo lì, ma credo ci aspetterà una situazione piuttosto complicata, viste le condizioni tipiche della baia. Penso non ci sarà da stupirsi nel vedere altre barche finire gambe all’aria“.

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