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America’s Cup, parlando della nuova Coppa con Mauro Pelaschier America’s Cup, parlando della nuova Coppa con Mauro Pelaschier
A margine della giornata conclusiva di Ottobre Blu, Zerogradinord ha intervistato Mauro Pelaschier, velista italiano tra i più noti che, nel 1983, al timone... America’s Cup, parlando della nuova Coppa con Mauro Pelaschier

Chioggia – A margine della giornata conclusiva di Ottobre Blu, Zerogradinord ha intervistato Mauro Pelaschier, velista italiano tra i più noti che, nel 1983, al timone del 12 Metri S.I. Azzurra segnò il debutto dell’Italia in America’s Cup. Dall’incontro, iniziato parlando della sua partecipazione alla serie di regate dei TOD, è nata un’interessante chiacchierata sull’America’s Cup dei catamarani e sulla visione di Oracle Racing.

ZGN – Ciao Mauro e benvenuto su Zerogradinord. Cosa pensi della nuova Coppa America? Favorevole al cambiamento voluto da Oracle Racing?
MP – Questo cambiamento, secondo me, ci voleva. La classe precedente era arrivata alla fine della tecnologia applicata per questo tipo di scafo, anche se c’era ancora l’occasione di introdurre una barca simile all’attuale Esimit Europa. Una barca di circa novanta piedi, veloce come un catamarano ma con un equipaggio molto superiore. Credo che la scelta del catamarano sia stata fatta in funzione di un equipaggio ridotto, e quindi di spese ridotte proprio in virtù dell’ingaggio di tanti uomini che, alla fine, occupano la metà del budget di un team di Coppa America. Al di la di quello, un catamarano è sicuramente qualcosa di meraviglioso da veder navigare. La vela alare è qualcosa di nuovo, che ci appassiona e che farà la differenza dal punto di vista tecnologico, perché chi riuscirà a fare l’ala migliore avrà delle prestazioni superiori. Considerando il fatto che la Coppa America è una sfida tecnologica, credo che abbiano fatto bene e abbiano azzeccato il progetto.

ZGN – Sulla base di quanto visto sino ad oggi, sembra che con i catamarani sia più difficile trarre vantaggio dalle mure a destra. Bisogna reinventare il match race o è solo questione di prenderci la mano?
MP – Secondo me bisogna reinventare il match race. Ben venga comunque che ci sia questa difficoltà nel difendere la destra: ciò significa che la regata è più aperta, più appassionante. Anche con un differenza determinata da una partenza più o meno convincente, gli equipaggi potranno rientrare in gara con maggior semplicità in virtù di una miglior velocità o di una pressione che riescono ad agganciare, anche per semplice fortuna. E’ importante sottolineare che, con barche così veloci, non si regata più sulla destra o sulla sinistra, ma si regata sulla pressione, perchè vuol dire navigare con un angolo migliore e fare molta velocità. Ovviamente per l’afterguard e per il timoniere stesso sarà un rimettersi in gioco a bordo di una barca molto simile a una classe olimpica. Anche questo è un aspetto che mi piace molto, perchè la nuova America’s Cup apre la porte ai campioni della vela olimpica, capaci di portare barche veloci come un 49er o un catamarano che, tra l’altro, tornerà per la prossima Olimpiade (ndr, Rio de Janeiro 2016). In pratica, vedo un passaggio dalle Classe Olimpiche verso la Coppa America molto più immediato: un altro punto a favore del catamarano.

ZGN – Mi pare di aver capito che vedi nella nuova Coppa America un palcoscenico in grado di promuovere nuovi talenti…
MP – E’ la conseguenza delle scelte fatte sino ad oggi. Ci vogliono dei giovani, perchè sono più vicini a quel tipo di competizione e sono più capaci di adeguarsi alla velocità rispetto a noi. Voglio dire, tutti veniamo dalle Clasi Olimpiche, ma noi avevamo a disposizione barche molto lente ed è su quelle che abbiamo creato il nostro modo di andar per mare. Ma a quel tempo anche le barche di Coppa America erano lente, molto vicine al vecchio stile della vela a cinque cerchi. Oggi bisogna adeguarsi alla velocità. Guardando al passato, credo che i velisti più adatti all’attuale situazione fossero quelli abituati a navigare sul Flying Dutchman. Loro facevano una regata molto diversa dalla nostra, meno tattica perchè, giocando su velocità e pressione, marcavano differenze notevoli. Oggi ciò accade su 49er e catamarani, due mondi molto vicini alla nuova Coppa America.

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