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"Penso che sia davvero una buona idea tentare di abbattere i costi in modo da avere più nazioni rappresentate. Se utilizzi scafi di 45...

San Francisco – “Penso che sia davvero una buona idea tentare di abbattere i costi in modo da avere più nazioni rappresentate. Se utilizzi scafi di 45 piedi li puoi trasportare in tutto il mondo in container di dimensioni standard e armarli rapidamente in loco“.

Così si è espresso Larry Ellison nel corso di un’intervista rilasciata al Wall Street Journal. Il fondatore della Oracle, nonché Defender della 34ma America’s Cup, ha sottolineato che la manifestazione non potrebbe che trarre vantaggio dalla scelta di disputare anche la Louis Vuitton Cup e le finali di Coppa America con gli AC45 al posto degi AC72.

Lo stesso Ellison ha detto che il suo sogno è quello di vedere una Coppa con ventiquattro iscritti, perché ciò significherebbe avere più atleti coinvolti, barche più veloci e l’accesso a tecnologie che metterebbero il pubblico al centro dell’azione: “Certo, quando ti spingi al limite non ti devi stupire se capita di vedere le barche scuffiare. Ci siamo lasciati il passato alle spalle e con esso parte della tradizione, ora si regata su alcune delle barche più veloci al mondo“.

Parole, quello di Ellison, forzatamente propositive, che sottolineano un dato di fatto incontrovertibile: la 34ma America’s Cup, così com’è strutturata, non funziona. L’evento non ha partecipanti, non ha sponsor, non ha audience. In altre parole non ha un futuro.

Richard Worth, osannato per aver fatto funzionare un evento – la Champions League – già famoso prima della sua nascita con il nome di Coppa dei Campioni, e abile nel far passare sotto silenzio la poco edificante esperienza della Champions Hockey League da lui lanciata nel 2008 e durata solo un anno, ha toccato con mano quanto sia complicato creare business quando l’oggetto da promuovere non passa dai piedi di Cristiano Ronaldo a quelli di Zlatan Ibrahimovic.

I continui riassetti interni – è di pochi giorni fa la notizia di ventotto licenziamenti in seno al management e al team di comunicazione dell’America’s Cup Event Authority – indicano la disperata ricerca della combinazione giusta, quella che possa portare a chiudere contratti remunerativi con le varie sedi di tappa – stando all’ultimo comunicato stampa il 2012 si chiuderà con la disputa di due tappe dell’AC World Series in quel di San Francisco, guarda caso la sede del main event fissato per il 2013 – e con investitori che, almeno sino ad oggi, hanno posato i loro occhi altrove.

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