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Momenti duri per i protagonisti della Global Ocean Race. Il gruppo di testa è passato in modakutà di sopravvivenza in visto dell'incontro con un...

Oceano Indiano – Momenti duri per i protagonisti della Global Ocean Race. Il gruppo di testa è passato in modakutà di sopravvivenza in visto dell’incontro con un sistema di bassa pressione di notevole intensità, potenzialmente da Forza 9. Venti da sud-ovest colpiranno la flotta con violenza, nello stretto corridoio tra i 42 e i 45 gradi di latitudine sud, dove soffiano i Quaranta Ruggenti.

In fondo al gruppo non va certo meglio: l’equipaggio di Phesheya Racing ha dovuto governare la barca a mano per fronteggiare un groppo con venti fino a 45 nodi. Marco Nannini e Hugo Ramon hanno registrato 52,7 nodi di vento, ma sono riusciti a scappare al peggio della tempesta navigando sotto essa.

Su Campagne de France, 558 miglia a est di Financial Crisis, ci si è fermati a 52 nodi, ma la barca è lanciata verso il centro della tempesta.

Al comando Conrad Colman e Sam Goodchild, a bordo di Cessna Citation, hanno stabilito un nuovo record per la Global Ocean Race, coprendo 350 miglia in veniquattro ore. Li seguono Ross e Campbell Field su BSL, vincitore della prima tappa.

Scrive Marco Nannini: “Oceano Indiano, 44° sud, 93° est. L’Africa ormai nello specchietto retrovisore mentre l’Australia, che sembrava lontanissima e irraggiungibile sta ora a poco più di mille miglia al nostro nord-est. Il traguardo di Wellington ancora a 3500 miglia, ancora due-tre settimane di navigazione“.

I giorni passano, una successione di albe e tramonti, notti gelide e giornate sotto cieli di piombo e rari raggi di sole. Viviamo in questo micromondo avendo perso il senso del tempo, enormi onde con vivaci creste bianche sollevate da un vento potente, intorno a noi grandi albatross in continuo volo. Inevitabile un senso assoluto di solitudine e distanza, ci rimane solamente una finestra sul mondo tramite e-mail e telefono satellitare“.

Come nei grandi libri che abbiamo letto da ragazzi, viviamo di prima mano quelle condizioni meteo e quelle emozioni che ci hanno ispirato a venire a vedere di cosa si trattasse. Pochi minuti fa, una raffica di 54 nodi ci ha quasi coricato nonostante la vela ridottissima, infatti l’anemometro non segna meno di 30 nodi da quattro-cinque giorni e spesso sta sui 40. E’ un bell’andare. Oltre al vento la velocità è data anche dalle onde grandi come colline, che ci sollevano e ci lanciano in grandi planate. Forse l’emozione più vicina a cui riesco a pensare è quella di una grande corsa con la slitta giù da una collina innevata, e anche qui in fondo facciamo un ruzzolone, piantandoci nell’onda davanti. Ci rallenta, sollevando una fontana di spruzzi, la prua della barca semi sommersa si rialza, il vento forte spinge ancora e, pochi istanti dopo una nuova onda ci rilancia in un gioco infinito. Vantaggi? Non bisogna risalire sulla collina dopo ogni corsa, sono le colline che ci passano sotto…“.

Stiamo bene di testa e di corpo. Se da un lato mi godo questa situazione surreale, di totale distacco dal mondo, dall’altro inevitabile pensare agli affetti lasciati a terra, immagino una serata in compagnia della mia ragazza o una cena fra amici. Piaceri semplici, che visti da qui diventano tanto più importanti. Si dimentica lo stress della vita di città, del lavoro. Tante emozioni che, solitamente, ci preoccupano giorno e notte, come arrivare in ritardo in ufficio, la carriera, le cene di lavoro, a cui spesso non si vuole andare, viste da qui fanno quasi sorridere…“.

Un abbraccio a tutti dai Quaranta Ruggenti“.

Per seguire la regata sul tracker clicca qui.

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