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A tre giorni dalla partenza della Route du Rhum Zerogradinord.it ha intervistato Andrea Mura che, a bordo dell'Open 50 Vento di Sardegna, sarà tra...

Route du Rhum – St. Malò – A tre giorni dalla partenza della Route du Rhum Zerogradinord.it ha intervistato Andrea Mura che, a bordo dell’Open 50 Vento di Sardegna, sarà tra gli undici protagonisti della classe Rhum.

D: Leggendo comunicati e commenti provenienti da St. Malo si rimane affascinati del grande interesse mediatico e dal grande movimento di pubblico che gravita attorno alla Route du Rhum. Ti aspettavi una cosa del genere? Guardando alle tue esperienze passate è davvero qualcosa di unico?
AM: Si è un evento unico e mi aspettavo tanta affluenza di pubblico. Seguo da diversi anni queste regate e sapevo che avrebbe fatto questi numeri. Avevo partecipato alla partenza dell’ultima Jacques Vabre e anche in quell’occasione ero rimasto affascinato da così tanta partecipazione. Quello che non mi aspettavo, vivendo la regata in prima persona, è la passione con cui la gente vuole conoscerti. Non si riesce a lavorare sulla barca, tutti vogliono stringerti la mano, augurarti buona fortuna, scattare foto e avere autografi. La cosa più bella però è che a bordo in questi giorni ho accolto dai bambini di 7- 8 anni, agli adulti in là con gli anni. La passione è davvero trasversale.

D: Pensi si tratti di un successo generato dalla cultura del popolo francese, da sempre attento alle grandi regate oceaniche, o è il frutto di un grande sforzo organizzativo e di comunicazione, quindi ripetibile fuori dai confini transalpini?
AM: Entrambe le cose. Sicuramente la comunicazione e l’organizzazione giocano un ruolo fondamentale, in questa regata girano parecchi soldi e molti sponsor importanti, ma d’altro canto anche se in Italia si riuscisse ad organizzare un evento di questa portata, dubito che la gente verrebbe a stringermi la mano con tanto calore. Quando ti augurano buona fortuna sembra davvero che tu sia un loro parente! E tutto ciò dipende dalla cultura, qui la vela è uno sport nazionale.

D: Venendo a te e a Vento di Sardegna, cosa si prova ad essere tra i protagonisti della manifestazione con uno scafo che rappresenta i colori della tua regione?
AM: Sono un sardo e un italiano a tutti gli effetti: tenace, esigente e passionale allo stesso tempo. Mi piacciono le cose fatte in modo professionale, come da formazione con il Moro di Venezia. Quindi sono davvero felice di avere il supporto della Regione Autonoma Sardegna, della Provincia, del Comune e della Camera di Commercio di Cagliari, condividiamo la stessa storia, la stessa cultura. Sono certo mi sarei sentito spaesato con uno sponsor diverso, uno che non sentivo così vicino, in questo caso è dunque un piacere, non un “dovere” come talvolta accade. Sono orgoglioso di promuovere la Sardegna, perché è la terra che amo e che desidero far conoscere nel mondo.

D: Nonostante la tua grande esperienza sei al debutto nel mondo dei solitari. Con che spirito affronti questa prova d’esordio?
AM: Con la concentrazione e lo spirito di competizione tipico di una regata tra le boe e la consapevolezza di dover equilibrare tutte le energie per una regata di così lunga durata.

D: Puoi riassumere brevemente com’è nata l’idea di prendere parte alla Route du Rhum e come hai preparato la barca e te stesso in vista di questa prova?
AM: Ho deciso di partecipare, perché non c’erano, nel panorama internazionale, altre regate di così alto profilo a cui potesse partecipare Vento di Sardegna che, essendo un Open 50, non ha le stesse possibilità ad esempio di un IMOCA. La prossima regata sarà la Transat Jacques Vabre, durante la quale potrò finalmente tornare a regatare con Guido Maisto. Il progetto Vento di Sardegna invece è nato nel 2006, quindi sono circa quattro anni che aspettiamo un trampolino internazionale come questo, per quanto mi riguarda sono consapevole che ci sarà poco spazio per il divertimento quello che conta è arrivare il prima possibile.

D: Quante persone sono fattivamente coinvolte nel progetto Vento di Sardegna?
AM: Una ventina di persone, più o meno. C’è chi come Guido Maisto, Paolino Cancedda, mio padre Sergio Mura e ancora Luciano Mariano e Paride Cogoni che rappresentano “lo zoccolo duro”, gli altri che puoi conoscere nel mio sito hanno comunque svolto ruoli importanti. Un grazie al giovane Daniele Nanni incontrato qui sulle banchine di St. Malò che ormai da un mese è diventato un aiutante indispensabile.

D: Quanto ti ha aiutato la tua esperienza di velaio in vista di questa regata? Hai studiato nuove soluzioni, nuovi profili?
AM: Nell’affrontare questa regata mi ha aiutato tutto il mio percorso velico, dalle regate in deriva, alla Coppa America, alla mia attività come velaio. Le vele di Vento di Sardegna sono disegnate e progettate da me e dalla mia veleria. La chiglia basculante e i ballast con tutto l’aumento di raddrizzamento che generano sovraccaricano il rig, incluse le vele. I carichi aumentano e le prestazioni si avvicinano a quelle di un multiscafo quindi le vele devono essere pesanti, indeformabili e piatte. La randa ad esempio, fatta in carbon kevlar, pesa 1 kg a mq che per un’imbarcazione ORC o IRC è una follia. Il genoa che è di 70 metri quadri pesa 80 chili. Ciò è fondamentale in regate come questa durante le quali si naviga per giorni e giorni sulle stesse mura (mura a dritta in questa occasione), la pressione del vento sulle vele, sulle scotte e sulle attrezzature in genere è incessante, allunga e deforma tutto è quindi fondamentale che tutto ciò che attiene al rig sia sovradimensionato.

D: Dallo studio del percorso ti sei già fatto un’idea di quali saranno i momenti più complicati della regata?
AM: La regata partirà domenica 31 ottobre alle 13.02. Gli scafi partiranno tutti insieme e faremo rotta su Cap Frehel, quindi doppieremo Ouessant, l’isola a largo della punta più ad ovest della Bretagna, dopodichè avremo davanti a noi un altro ostacolo, una zona interdetta alla navigazione perché canale di transito delle navi dirette nel Canale della Manica. L’organizzazione ha delimitato l’area con dei waypoint, abbiamo il divieto assoluto di entrare in quel tratto di mare, altrimenti prendiamo una penalità. Dopodichè faremo rotta su Guadalupe. La Route du Rhum segue una rotta ortodromica che passa molto a nord, navigheremo nel corridoio delle grandi perturbazioni atlantiche, che viaggiano dai Banchi di Terranova verso l’Inghilterra. Per molte miglia dimenticheremo cos’è un lasco e navigheremo di bolina, al freddo, contro vento e in mezzo alle perturbazioni.

D: Gli iscritti alle regata sono quasi novanta e nella classe Rhum, la tua, siete in undici. Ti aspetti grande battaglia o c’è qualche osservato speciale, qualche favorito della vigilia?
AM: Non ho idea di chi sarà il mio più diretto avversario, c’è un altro Open 50, un progetto francese, presumibilmente dovremmo avere la stessa velocità, ma non abbiamo mai avuto fin’ora la possibilità di un confronto diretto. Poi purtroppo ci sono tre trimarani, dico purtroppo perché sarà difficile tenergli testa quanto a velocità.

D: Avete già un’idea di cosa vi aspetterà nel corso dei primi giorni dal punto di vista meteo?
AM: È ancora troppo presto per avere delle previsioni meteo definitive, tuttavia sembra che sia in arrivo una forte perturbazione. Superato quello che io chiamo il “ditone della Bretagna”, sembra ci aspettino oltre mille miglia di bolina, con venti sostenuti e mare formato. Il maltempo salverà alla partenza noi e il pubblico ma ci raggiungerà dopo.

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