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Rolex Fastnet Race, la regata di Bronenosec (raccontata da Francesco Mongelli) Rolex Fastnet Race, la regata di Bronenosec (raccontata da Francesco Mongelli)
Tra i partecipanti alla Rolex Fastnet Race 2013 una buona rappresentanza di velisti italiani era concentrata a bordo di Bronenosec... Rolex Fastnet Race, la regata di Bronenosec (raccontata da Francesco Mongelli)

Bronenosec - Gazprom Swan 60 World ChampionshipPlymouth – Tra i partecipanti alla Rolex Fastnet Race 2013 una buona rappresentanza di velisti italiani era concentrata a bordo di Bronenosec. Fresco della vittoria al Campionato del Mondo di classe, lo Swan 60 di Vladimir Liubomirov e del tattico Tommaso Chieffi non ha brillato e si è dovuto accontentare di un piazzamento nella parte bassa della classifica in compensato.

E’ stata comunque un’esperienza costruttiva, come racconta il navigatore Francesco Mongelli in questo testo redatto appositamente per Zerogradinord: “Vorrei iniziare con la frase di rito ‘è stata una bella regata’ ma, sinceramente, dopo aver fatto 450 su 600 miglia di bolina non me la sento proprio. Una situazione già di per sé poco esaltante, aggravata dal fatto di aver percorso 500 delle 600 citate miglia con uno strascico di rete da pesca, completa di galleggiante e pugno di scimmia, impigliata nella chiglia. Certo, solo colpa nostra per non essere stati abbastanza lucidi da affrontare la questione con la dovuta attenzione, aggiungiamo pero’ che, se non fosse accaduto, nessuno si sarebbe dispiaciuto. Tolto questo, e sei-otti ore di bolina con pioggia insistente, non è stato il Fastnet duro e faticoso che ci si aspetta. Vento mediamente sui 10-15 nodi e tempratura accettabile, al punto da permetterci un’impoppata finale senza cerata“.

Venivamo da una settimana di Cowes Week e dieci giorni trascorsi nelle stesse acque a luglio, per il Mondiale di classe. Il rischio, in molti casi, è farci l’abitudine, ma non in questo. La partenza di tutte le classi dilazionata in due ore, circostanziata dalla corrente contraria fino alla partenza dell’ultimo gruppo, il nostro, quello delle barche più grandi, ha compattato la flotta quasi a sembrare la Barcolana. Essere stati parte di quelle oltre trecento barche che di bolina, tanto per cambiare, escono dal canale è una bellissima immagine, da tenere nel libro dei ricordi“.

Come detto tanta bolina fino al Fastnet, districandosi tra salti di vento, effetti di costa, correnti in continua evoluzione e la novità introdotta dall’ISAF: il divieto di attraversare i canali di traffico delle navi commerciali. Una affascinante partita a scacchi che, nonostante la velocità non brillante, ci aveva portati a comandare dopo due giorni sulle nostre gemelle rispettivamente di 2 e 8 miglia. Alla roccia, poi, quello che non ti aspetti, bollone d’aria degno delle migliori patane nostrane. Chi lo avrebbe mai detto, la mollana proprio lì dove nell’immaginario di tutti ci sono sempre tempesta e mostri marini ad accorglierti“.

Invece, lì, a portata di sguarda dal faro appollaiato sullo scoglio, siamo stati raggiunti e superati dagli avversari. La frustrazione ha iniziato a farsi sentire. Ovviamente non ci siamo scoraggiati, anzi, abbiamo dato di più per cercare di riprendere la leadership. E’ la terza notte ad attenderci sul lungo traverso verso le Shilly Islands: lo facciamo spingendo al massimo frustrati dalla nostra velocità che non arriva. Tutti in falchetta per cercare di rientrare nei nostri numeri, ma non c’è niente da fare: barche che ritenevamo essere alla nostra altezza lentamente si allontanano da noi“.

Cala la notte e arriva la pioggia, non fortissima ma insistente, senza soluzione di continuità per circa sei-otto ore. Ad allietarci ci pensa la natura, che ci regala un assalto di delfini che lasciano una scia particolarmente luninescente nel nerissimo Mare Celtico tra Irlanda ed inghilterra. Saltano e sembrano divertirsi. Notiamo tra tutti una mamma con il piccolo accanto: devono essere i primi esercizi di vita“.

Per evitare una zona a traffico limitato facciamo una scelta diversa dai nostri avversari, che si rivela azzeccata. Alle Shilly ci ritroviamo in testa sulle gemelle, non abbastanza però per difenderci nelle ultime novanta 90 di poppa che ci separano dall’arrivo di Plymouth“.

Peccato, come tutti gli altri abbiamo dato tanto ma non è bastato. Dovevamo essere più lucidi nell’affrontare il problema e non lo abbiamo fatto. Esperienza. Servirà per la prossima volta“.

Sentito a bordo (così, per sdrammatizzare)
– In partenza: “E’ una lunga, non bisogna tirare la partenza” (ndr, quello sottovento, un metro avanti, è chiamato ocs)

– Durante le fasi iniziali: “Perchè lui va più sotto costa di noi? Lì dovrebbe esserci corrente più favorevole?“. La risposta arriva pochi secondi dopo: ha la prua sollevata di un metro dall’acqua: ne sono usciti con l’arrivo dell’alta marea.

– Dopo sei ore di bolina sotto la pioggia: “Non è stato il mio primo Fastnet, sicuro però è l’ultimo“.

– Sulle condizioni meteo: “E’ il 14 agosto, siamo sicuri di essere nell’emisfero Nord? Anche Colombo, del resto, credeva di essere andato in India… Sai com’è, andando per mare non si sa mai“.

– Sulla pioggia che si avvicina minacciosa: “Secondo te quella è nebbia?“. L’interpellato indica due colonne d’acqua che cadano dalla parte opposta: “Si, e quello è smog“.

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