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Il Cookson 50 endlessgame del Red Devil Sailing Team ha vinto la classifica ORC 2 (piazzandosi terzo assoluto nella graduatoria generale), ha conquistato il...

Malta – Il Cookson 50 Endlessgame del Red Devil Sailing Team ha vinto la classifica ORC 2 (piazzandosi terzo assoluto nella graduatoria generale), ha conquistato il FIV Trophy e si è classificato al secondo posto della categoria IRC 2. Un successo arrivato grazie alla tenacia dell’equipaggio e a una barca capace di navigare ad alta velocità, senza pericoli e danni, nella burrasca.
Stefano Pelizza, il navigatore di endlessgame, ci racconta come sono andate le cose

La Middle Sea Race è una regata differente da tutte le altre della stagione. Non solo per le sue 606 miglia del percorso, che la rende la regata più lunga del Mediterraneo, ma anche per il periodo in cui si svolge: a ottobre, quando le perturbazioni violente si susseguono senza sosta. Senza dimenticare, poi, la flotta dei concorrenti: internazionale e senza pari in altre regate. La classe nella quale abbiamo regatato noi di endlessgame è agguerrita: quella dei 50 piedi veloci. Ci sono i Tp52, oltre alle barche nuove progettate esclusivamente per le regate d’altura come il Nivelt-Muratet 54 Teasing Machine o il Carkeek 47 Black Pearl.

Momenti di tensione verso lo stretto di Messina
Partiamo con un po’ di tensione, sappiamo di non essere i favoriti. I Tp52 sono più veloci e le barche più nuove hanno un rating più favorevole. La regata, però, si gioca in mare; questa regata soprattutto. Fino a capo Passero non brilliamo, la bolina non è la migliore andatura per endlessgame, quando la chiglia basculante e il canard non possono competere con la pulizia delle appendici dei Tp52. Il tracker ci vede a metà classifica, il rating non ci aiuta. Continuiamo a bolinare lungo la costa della Sicilia, quando dentro la barca sentiamo il rumore dell’acqua che sciacqua. Giovanni Buono, il comandante dell’imbarcazione, apre la cassa dove si trova il pistone del basculante; la troviamo allagata. Si è rotta la cuffia che permette il movimento del pistone mantenendo stagna la barca. Momenti di tensione.

Con l’effetto elastico è tutto da rifare
Stimiamo quanta acqua abbiamo imbarcato e quanta ne stiamo imbarcando. Viriamo, per tenere la cuffia fuori dall’acqua e azioniamo la pompa. La cuffia presenta un taglio di 7-8 centimetri. Svuotiamo e riviriamo, per valutare quanta acqua entra. Con la barca veloce è controllabile, andiamo avanti. Tappiamo il foro con degli stracci e lo teniamo sotto controllo. Purtroppo l’acqua ha danneggiato il sensore che controlla gli automatismi della chiglia. Da qui in avanti la muoveremo più lentamente. La notte ci teniamo ben discosti dall’Etna, per evitare un buco di poco vento previsto dalle nostre carte meteo. La mattina risultiamo affiancati al Tp52 Freccia Rossa e molte barche del gruppo, come il Baltic 115 Nikata e lo Swan 80 Plisply, si trovano dietro di noi. Abbiamo anche staccato bene la flotta, ma la soddisfazione dura pochissimo. Ci fermiamo in bonaccia e buona parte degli inseguitori ci raggiunge e ci supera prima di entrare dentro Messina. Tutto da rifare!

Tra lampi e la pioggia battente è un inferno
All’interno dello Stretto un ottimo bordeggio di Ganga (Gabriele Bruni) ci riporta in testa e usciamo poco dietro a Freccia Rossa, ma con il gruppo degli avversari attaccati. Ci riallunghiamo verso Strombolicchio, dove un’altra bonaccia ci ricompatta. Non ci sentiamo particolarmente fortunati. Da qui ripartiamo in bolina con un vento da sud-ovest. Attendiamo la rotazione e, soprattutto, attendiamo un fronte e i temporali. Prepariamo le mani, montiamo il dodger per riparare il tambuccio dal cattivo tempo e ci dirigiamo incontro al fronte con le mure a sinistra per prendere la rotazione del vento il prima possibile. Il salto del vento a nord-ovest porta 20-25 nodi. Navighiamo con la randa e fiocco 3, accompagnati da tanti lampi e temporali attorno a noi. Arriva un groppo, il vento sale oltre i 30 nodi, fino a 35 ed è buio. Sembra un inferno, siamo circondati da lampi e da pioggia battente.

Verso Pantelleria non molliamo
Diamo una mano alla randa, ma non basta. Rimaniamo fuori rotta per una decina di minuti, per gestire la botta. Poi il vento cala e riprendiamo la nostra rotta. Purtroppo, nel groppo si strappa la randa in balumina. Al mattino siamo costretti ad ammainarla e ripararla, così perdiamo un miglio e mezzo dagli avversari. La navigazione continua fino alle Egadi con vento medio, tutto regolare. La classifica non ci vede bene. Abbiamo praticamente navigato solo di bolina e con gli stop avuti non riusciamo a staccare le altre barche delle classi più piccole. Sappiamo che il vento sta arrivando e che le cose cambieranno. Scendiamo verso Pantelleria con circa 20 nodi. Il vento è troppo stretto per issare lo spinnaker e navighiamo con randa e fiocco. Finalmente un po’ di rotazione ci permette di issare l’A5 frazionato. Iniziamo a planare, tutto l’equipaggio si posiziona alle spalle del timoniere. Purtroppo non riusciamo a tenere l’angolo e, per arrivare a Pantelleria, dobbiamo togliere l’A5 e issare nuovamente il Jib Top. I nostri avversari sono avanti, ma non molliamo.

Al traguardo con temporali, buchi di vento e raffiche
A Pantelleria sale l’A4 e finalmente si vola con 20-25 nodi di vento in poppa. Al timone si alternano Pietro D’Alì e Ganga. Planiamo fino a 20 nodi di velocità. Con il buio è dura, siamo continuamente al filo della straorza, ma è il nostro momento, è il momento di recuperare. Ci avviciniamo verso Lampedusa dove sorpassiamo Teasing Machine, che probabilmente ha un problema. Freccia Rossa è ormai dietro, ci rimangono Arobas, vicinissimo, e Black Pearl, più avanti. Hanno tirato come matti. Arrivati a Lampedusa, ci prepariamo a prendere la parte più impegnativa della tempesta. Due mani alla randa e fiocco 4. Usciamo dal ridosso dell’isola e siamo investiti da 35-37 nodi a 120° di angolo reali. La barca si mette a 17-18 nodi di velocità, sembra di essere di bolina, ma siamo al lasco. Pietrino (D’Alì) al timone è in grande forma, è nel suo ambiente naturale e maciniamo miglia. Vediamo Black Pearl fare una rotta strana, si sono fermati, hanno problemi. Ormai ci rimane Arobas davanti che, comunque ci paga in tempo compensato. È alla nostra portata. Purtroppo verso Malta il vento cala, un piccolo centro di bassa pressione si è messo sull’isola proprio per il nostro arrivo! Il vento gira di bolina e arriviamo al traguardo a bordi, ci sono temporali ovunque, buchi di vento e raffiche.

endlessgame è una macchina da guerra
In classifica IRC generale finiamo noni, ma dal terzo posto ci sono 22 minuti in tempo reale. Questo arrivo ce li ha tolti tutti! Invece in ORC, dove la barca ha un rating migliore, finiamo primi di classe (ORC 2) e terzi assoluti, battuti da due barche piccole che hanno avuto vento più a lungo e più forte di noi. Tutta la flotta dei 50 piedi da regata pura l’abbiamo lasciata dietro. Qualcuno ha avuto danni; altri, semplicemente, non hanno tirato quanto noi o non sono così competitivi quando le condizioni si fanno veramente dure. Il nostro Cookson 50 è robusto e ben preparato e, quando arriva il momento di stringere i denti, non ha rivali! Un ottimo risultato che ci rende fieri. Dobbiamo ringraziare il nostro armatore, Pietro Moschini, che con incredibile dedizione ha fatto diventare questa barca una perfetta macchina da guerra, capace di navigare ad alta velocità con venti di burrasca, senza pericoli e senza danni.

Alla 39ma Rolex Middle Sea Race, l’equipaggio di endlessgame è stato composto da: Pietro Moschini, Giuseppe Puttini, Gabriele Bruni, Stefano Pelizza, Pierluigi Fornelli, Pietro D’Alì, Andrea Ballico, Mario Noto, Giovanni Buono, Giuseppe Leonardi, Francesco Izzo.

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