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Dal Trofeo di Cascais in poi, in questa stagione l’umpiring in acqua è in vigore con l'intenzione di ridurre il numero di proteste, ma...

Madrid – Dal Trofeo di Cascais in poi, in questa stagione l’umpiring in acqua è in vigore con l’intenzione di ridurre il numero di proteste, ma anche per garantire che gli incidenti siano giudicati equamente in acqua, piuttosto che sulla base di prove e spiegazioni ascoltato molte ore dopo in Sala Giuria. Anche se non è una cosa usuale per le regate di flotta, questo sistema è ormai comune nelle fasi finali delle Olimpiadi e nei match race. In pratica, il senso è quello di ridurre, o addirittura eliminare, tutte le perdite di tempo e le controversie dalla settimana di regata.

Credo che sia fantastico, perché ci permette di sapere i risultati già poco dopo aver passato la linea d’arrivo, e non dobbiamo attendere ore per i verdetti” spiega Maria Torrijo, Principal Race Officer.

L’argentino Juan Pablo Cadario, membro dell’Audi Azzurra Sailing Team, concorda con Torrijo sui vantaggi dell’arbitraggio in acqua: “È eccellente. Le decisioni così sono più eque e il sistema per risolvere le proteste è immediato”.

Sei giudici internazionali, cinque dei quali sono anche arbitri internazionali, sono dunque situati su tre barche (due per barca) per seguire da vicino lo svolgimento delle prove. Due delle barche sono assegnate alla 52 Series, mentre la terza si occupa della 40 Series, con le partenze “monitorate” però da tutti e tre i gommoni.

José María Torcida, timoniere del Soto 40 Iberdrola, è abituato alle regate di flotta: “Hanno più elementi per giudicare sull’acqua rispetto a una sala giuria, dove ci si spiega a parole o con semplici disegni. Sfortunatamente infatti spesso diventa più importante riuscire a spiegarsi bene, che l’effettiva colpevolezza o ragione. Se i giudici sono bravi, e so che questi lo sono, tutta la procedura risulta più equa, visto che sono in grado di vedere cosa è successo non appena qualcosa accade”.

Più bandiere
Fino ad ora, quando una barca alzava una bandiera rossa di protesta, il team protestato aveva l’opportunità di scegliere se accettarla, facendo dei giri di penalità, o se andare all’arbitraggio nella sala di giuria.

Per cui – dice Bill O’Hara, presidente della giuria del circuito Audi MedCup – a volte si rischia di avere notevoli ritardi sul programma o, addirittura, sulla cerimonia di premiazione”.

Ora, i giudici decidono subito se un’infrazione è punibile o meno, e in caso di penalità alza la bandiera rossa che costringe il team ad effettuare il 360°. Se invece nessuna regola è stata infranta, i giudici alzeranno una bandiera bianca.

Inoltre, il nuovo sistema porterà benefici anche alla comunicazione del circuito, permettendo di rispettare più facilmente le deadline.

L’anno scorso – continua O’Hara – a Barcellona la premiazione ha avuto un ritardo di ben due ore, causando anche un notevole ritardo dei comunicati stampa e, di conseguenza, della copertura mediatica”.

Un’altra importante novità, già approvata dalla ISAF, è la possibilità per i giudici di non fare per forza chiamate in qualsiasi momento della prova: qualora fossero troppo lontani da qualche situazione, potranno mostrare una bandiera rosa che, lasciando ai partecipanti l’opportunità di sporgere una protesta a fine prova.

Al termine della gara – spiega O’Hara – il comitato isserà una bandiera rossa per 2 minuti, in cui i team hanno l’opportunità di protestare per il risultato finale. Proveremo anche a risolvere le controversie direttamente in acqua, convocando sul nostro gommone i rappresentati dei team coinvolti. E il tutto dovrebbe richiedere soltanto 5-10 minuti di tempo. Nonostante tutto ciò, ci sono comunque alcune situazioni che richiederanno di essere risolte a terra. Succede in tutti gli sport di commettere degli errori, ma sono convinto che questo sistema porti molti più vantaggi che svantaggi. Anche perché si addice di più a un evento professionale come questo, che richiama l’attenzione dei media, dei tifosi, delle istituzioni e degli sponsor. Diciamo che come arbitraggio – conclude O’Hara – ci siamo avvicinati al modo utilizzato per gestire le controversie nel mondo del calcio”.

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