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La biografia, le sensazioni e le riflessioni di Diego Romero, il velista italo-argentino che, a Qingdao, ha regalato all'Italia un'inattesa medaglia di bronzo.

[singlepic=278,250,170,,left]Pechino 2008 – Qingdao – La vela azzurra balla il tango nelle acque di Qingdao e conquista la sue prima medaglia alle Olimpiadi cinesi. Una medaglia ottenuta nella classe Laser Standard, il singolo per eccellenza, dove, per vincere, conta solo l’abilità del timoniere. A fregiarsene, l’italo-argentino Diego Romero Paschetta, 33 anni.
Nato a Cordoba, dove risiedono mamma, papà e fratelli minori, Romero ha bisnonni italiani – Paschetta e Seggiaro, di origine piemontese – e deve molto al nonno Juan Paschetta che, ai tempi in cui guardava le partite dei Mondiali di Spagna assieme al nipote, ha preteso fosse mantenuta la cittadinanza italiana affermando: “Vedrai che un giorno, quando meno te lo aspetti, ti tornerà utile”. Parole che, a distanza di anni, si sono rivelate profetiche.
“Oggi nonno Juan sarebbe contentissimo, ne sono sicuro” ha detto il bronzo di Qingdao appena giunto a terra. Prima di questo podio, Romero aveva disputato due Olimpiadi nella classe Laser Standard con la bandiera argentina – ventiduesimo a Sydney 2000 e dodicesimo ad Atene 2004 – ed era salito due volte tra i primi tre al Campionato Mondiale. Dopo lunga riflessione, visto il doppio passaporto, nel 2006 il velista italo-argentino ha completato la procedura per passare dalla Federvela argentina a quella italiana, concorrendo alle selezioni olimpiche. Qualificata la nazione ai Mondiali di Cascais del 2007, Romero ha ottenuto la selezione solo all’inizio di luglio, al termine del Campionato Italiano Classi Olimpiche di Venezia.

La medaglia di Qingdao
“Non è una sorpresa per me, questa medaglia. Io sono stato sempre convinto di potermela giocare al massimo. Ho fatto una scelta di vita importante, ho lavorato duramente negli ultimi due anni e soprattutto negli ultimi sei mesi, per preparare questa Olimpiade, ho perso sette chili solo nelle settimane dopo il Campionato Italiano di Venezia. Credo che non sia un caso che sul podio siano saliti tre atleti più che trentenni: regatare sul Laser non richiede solo impegno fisico ma, specialmente nelle condizioni di Qingdao, un grande equilibrio e preparazione psicologica. Ci vuole maturità per gestire regate con pochissimo vento, puntando a restare sempre nelle prime posizioni di una flotta fortissima come quella dei Giochi.”
“Oggi è senza alcun dubbio il giorno più bello della mia vita. Dedico questa medaglia alla mia famiglia, che mi è sempre stata vicina, agli amici veri, che non ti abbandonano nei momenti difficili, e alla gente italiana. Adesso festeggiamo questa medaglia, per me è un onore: la sento italiana con il cuore. Esaurita la gioia e tirato un pò il fiato, inizierò a guardare avanti, verso Londra 2012, dove vorrei mettere le mani sull’oro”.

A Cordoba non c’è il mare…
“A Cordoba non c’è il mare, anzi ci sono le montagne. Ma c’è un piccolo lago con un bel vento. Solo tre chilometri quadrati di superficie: è lì che ho iniziato ad andare in barca a vela. All’inizio, con i miei genitori, è stato per passione, per amore della natura e del senso di libertà che regalava andare in barca, uno Snipe. Avevo dieci anni. A quell’età, quasi tutti i campioni della vela attuali, iniziano già a fare le regate. Io invece ho studiato e non ho fatto vela agonistica. Poi a diciotto anni ho fatto la mia prima regata con un Laser. Nel 1994 ho partecipato al Campionato Argentino classificandomi cinquantesimo. L’anno successivo conquistai il terzo posto: è stato allora che ho comiciato a pensare seriamente alla vela. Così ho iniziato ad allenarmi, raggiungendo il secondo e, finalmente, il primo posto. Dal 1996 ho iniziato a lavorare alle campagne olimpiche con la squadra argentina, fino a qualificarmi sia per i Giochi di Sydney, sia per quelli di Atene. Con gli anni la vela è diventata molto più che una passione, è il mio lavoro, il mio impegno totale. Io mi sento soprattutto uno sportivo, mi piace la dimensione dello sport. Vado in bici, faccio triatlon e arrampicate. Per la vela non è stato raro affrontare giornate che iniziavano alle sette e finivano oltre la mezzanotte. Il lavoro non mi spaventa, anzi mi esalta, mi piace vedere i progressi, misurare i miglioramenti e inseguire i sogni. Vincere una medaglia alle Olimpiadi è semplicemente un sogno trasformato in realtà”.

Il rapporto con l’Italia e la Federvela
[singlepic=279,170,250,,left]”La prima volta che ho parlato con il presidente della Federazione fu nel 2003, nel quadriennio precedente. Non ero troppo contento della situazione argentina e del lavoro che potevo svolgere: semplicemente dissi al presidente che avevo il passaporto italiano. Poi se ne è riparlato un paio di anni dopo e quando il CONI ha dato il suo ok, abbiamo fatto il passo. Dal 2006 ho regatato in giro per il mondo con la maglia italiana, conquistando anche un terzo posto al Mondiale ISAF della classe Laser. In questi mesi e anni ho sempre creduto di venire in Cina e battermi per il podio, non mi interessava l’idea di venire all’Olimpiade a fare il turista”.
“So che ci sono atleti argentini famosi nella storia dello sport italiano. Tutti mi parlano di Camoranesi, ma io non seguo il calcio e il mio idolo è stato sempre il rugbysta Diego Dominguez, nato a Cordoba come me. Dell’Italia (Diego Romero, tesserato per il Circolo Nautico Sturla, vive a Riva del Garda, ndr) mi piacciono tante cose, ma specialmente lo stile di vita e le amicizie. Anche l’ambiente della classe Laser, pur con le inevitabili rivalità, è ricco di stimoli, amici, possibilità di crescita. Mi piace lavorare in team, condividere le informazioni e crescere come sportivi”.
“La sensazione quando ho visto salire sul pennone la bandiera italiana? Prima di tutto ho guardato quella inglese, per la quale suonava anche l’inno, e mi sono detto che avrei voluto che al suo posto ci fosse il tricolore! E comunque è una bella sensazione”.

I miti di Diego Romero
“Sono tanti i personaggi della vela e i grandi campioni. Personalmente ho una predilezione per due straordinari atleti e amici: Santiago Lange e Carlos Espinola che qui a Qingdao stanno facendo bene con il Tornado. In questi anni ho cercato di imparare tanto dal loro lavoro, dal loro approccio. Sono davvero due grandi personaggi”.
“Ieri dopo le regate, che non erano andate benissimo per me, ho pranzato con Valentin Mankin e abbiamo visto insieme la Medal Race della classe Finn. Parlavamo delle mie regate e lui mi pregava di sentirmi felice e soddisfatto. Quando Ben Ainslie ha vinto l’oro, lui tranquillamente ha detto: ‘Ecco, adesso lui è uguale che io’, allora ho realizzato che stavo parlando con un mito, uno che ha vinto tre ori e un argento alle Olimpiadi. Valentin è molto forte, anche se sono stato poco vicino a lui in questi due anni. E’ un uomo e un atleta da cui c’è tanto da imparare e, soprattutto, è dotato di un’energia contagiosa e positiva. E’ uno che non si ferma mai. E’ una caratteristica nella quale mi riconosco un po’: anch’io sono uno che lavora tantissimo. Non credo di essere nato dotato di talento naturale: tutto quello che ho ottenuto è frutto di tanto lavoro e sacrifici”.

I compagni di squadra
“In fondo ho due squadre: i compagni argentini sono stati molto carini con me, mi hanno seguito e hanno festeggiato la medaglia. Con i compagni di squadra italiani il rapporto è ottimo, in particolare con Fabian Heidegger, con il quale condivido la camera: è un ragazzo e ha l’energia e la spensieratezza della sua età. Soprattutto ha una cosa: il sorriso. Io sono convinto che per vincere sia importante avere al fianco qualcuno che sorride. Alla fine sono felice perché in questa settimana così importante sono riuscito a fare il mio meglio in acqua e dimostrare il mio valore. Sono stato anche fortunato, perché a volte, pur facendo tutto al meglio, non si riesce a trovare la forma giusta o il risultato sperato”.

La parola a Sergio Gaibisso
[singlepic=275,250,170,,left]Al presidente sono arrivate subito le telefonate del segretario generale del CONI, Raffaele Pagnozzi, e del capo della preparazione olimpica, Roberto Fabbricini, che domani sono attesi a Qingdao. Sergio Gaibisso non nasconde la sua soddisfazione, e anche un po’ di emozione, per la medaglia di Romero: “Voglio prima di tutto ricordare in un momento come questo la nostra grande Nucci Novi Ceppellini, vice presidente dell’ISAF che ci ha lasciato quest’anno. Senza dubbio sarebbe stata lei, oggi, a premiare il nostro atleta sul podio di Qingdao: spero che l’eco di questa medaglia le arrivi”.
“Non parliamo di sorpresa per questo atleta. Piuttosto sapevamo benissimo che sarebbe stata una Olimpiade difficilissima, come si sta confermando, e che Diego è un timoniere con i numeri per fare il risultato. Con Romero non abbiamo acquistato un atleta straniero: lui il passaporto italiano l’ha sempre avuto e già dal passato quadriennio mi aveva spiegato la sua idea di venire prima o poi in Italia. Quando poi l’ha fatto, è stato trattato come tutti gli atleti della nostra vela che sono nel giro delle squadre federali, ha fatto i raduni, la preparazione, le selezioni. E non va dimenticato che per vincere le selezioni olimpiche ha faticato non poco. Ora che questo ragazzo è un patrimonio della vela italiana, vorrei portarlo ai primi di settembre alla Coppa Primavela e farlo incontrare con i nostri giovanissimi”.

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