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Riportiamo, nella sua interezza, una lettera dei fratelli Sibello relativa all'ormai nota Medal Race della classe 49er.

Pechino 2008 – Roma – Riportiamo, nella sua interezza, una lettera dei fratelli Sibello relativa all’ormai nota Medal Race della classe 49er.

“Rimaniamo sconcertati: perchè non affidarsi alle regole, visto che esistono?”
Abbiamo letto le motivazioni della sentenza del TAS del 23 agosto 2008. Rimaniamo sconcertati da come risulti lampante che, nonostante siano state violate numerose regole, la Giuria abbia palesemente favorito l’equipaggio danese, addirittura nel nome dello spirito sportivo e olimpico.

Ma andiamo per ordine.
Sono state ignorate tre regole presenti nell’Olympic Measurement Regulations:
1: ogni imbarcazione deve portare sullo scafo e sulla vela le insegne – lettere e bandiera – della propria nazione;
2: gli equipaggi devono montare sull’imbarcazione una telecamera del peso di circa tre chili;
3: dalle ore 19.00 della sera precedente la Medal Race, tutte le dieci barche qualificate sono obbligate ad entrare in una zona chiusa non accessibile, chiamata area di quarantena, dove restano a disposizione per qualsiasi controllo di stazza.

La penalità o la squalifica per l’infrazione di queste regole non è automatica, ma a discrezione della Giuria.
La stessa Giuria ha motivato la non squalifica in questo modo: “L’equipaggio Danese non ha ottenuto alcun vantaggio competitivo a regatare con le insegne croate. Gli equipaggi spagnolo e italiano non hanno avuto alcun svantaggio. Le insegne nazionali servono solamente per il pubblico e per i media”.

Noi abbiamo sviluppato la strategia in un certo modo, non vedendo i danesi alla partenza. Durante la regata abbiamo visto la barca croata in lontananza, ma avevamo considerato che l’equipaggio fosse uscito per assistere alla regata. Non avremmo mai potuto immaginare che a bordo ci fossero i danesi.
Il Comitato di Regata era a conoscenza del cambio di barca ben quindici minuti prima della partenza, perché non ha avvertito i rimanenti nove equipaggi? Dov’è lo spirito sportivo e olimpico?

La Giuria ha poi sentenziato che “…i danesi non hanno avuto alcun vantaggio a non montare la telecamera”. Nelle particolari circostanze, tre chili in meno rispetto a tutta la flotta sono irrilevanti, anzi i poveri danesi hanno dovuto regatare con una barca armata per un altro equipaggio e regolata per altre condizioni.
Il medesimo giudizio è stato ribadito per quanto riguarda la quarantena, non c’è stato alcun vantaggio, le barche sono tutte uguali e quella croata è stata controllata e ritenuta idonea nonostante abbia passato la notte fuori dalla zona. Allora perché siamo obbligati a posizionare le nostre barche nell’area di quarantena?

Non finisce qui.
Nel regolamento della classe 49er, esiste una chiara regola secondo la quale, in caso di rotture, è consentito sostituire solamente ed unicamente l’equipaggiamento danneggiato. È una norma fondamentale, non interpretabile e certamente non discrezionale come quelle precedentemente menzionate.
Anche in questo caso, la Giuria ha emesso la sua interpretazione pur ammettendo la violazione, dicendo testualmente che: “…questa regola va interpretata per le specifiche circostanze prendendo atto dei principi generali della competizione sportiva”. Ma queste belle parole non sono menzionate in alcuna regola!
Aggiungono poi: “…i danesi non avevano tempo per sostituire il materiale danneggiato. L’unico modo per adempiere al punto 19.7 delle istruzioni di regata, era quello di sostituire in blocco l’intera imbarcazione.”
Il punto 19.7 dice che una barca qualificata alla Medal Race, deve fare un genuino sforzo per partecipare alla manche stessa, ma questa regolina è stata inserita per obbligare equipaggi già matematicamente vincitori, a regatare ugualmente nel rispetto degli altri equipaggi ancora in lotta, o per obbligare equipaggi fuori dai primi posti a regatare al meglio, per non falsare i risultati.
Per rispettare questo punto delle Istruzioni di Regata, i danesi hanno infranto altre regole.
Nessuno ha poi considerato che la rottura dell’albero non è stata causata da terzi, bensì da una loro imperizia. Nonostante ciò sono stati aiutati in tutti i modi per poter partire in tempo, usufruendo di una barca già pronta nel porto, quando è espressamente vietato avere una barca di riserva.

La giuria aggiunge :
“…valutando il fatto che nella classe 49er le imbarcazioni sono virtualmente identiche, bisogna considerare che la competizione sia solo fra equipaggi e non fra costruttori di barche. E’ stato corretto dare la possibilità all’equipaggio, che sportivamente ha dominato la regata fino a quel momento, di giocarsi la medaglia in acqua e non in un’aula di Giuria”.
Hanno infine anche elogiato i croati, dicendo che sono stati un esempio di spirito olimpico quando hanno deciso di prestare la barca ai colleghi danesi.

Ci domandiamo per quale motivo esistano innumerevoli regole nella vela olimpica, quando possono essere così facilmente calpestate a vantaggio dello spirito olimpico.
Ma questo spirito sportivo e olimpico vale solo per i danesi?
Lo stesso spirito di lealtà sportiva, sarebbe dovuto essere valido per tutti ed in particolar modo per i cinque equipaggi che, nella finale olimpica, si giocavano le medaglie. Sarebbe meglio affidarsi solo alle regole, dal momento che esistono.

La storia olimpica è ricca di esempi in cui, grandi imprese sportive, sono state messe da parte per il rispetto delle regole.
Noi ricordiamo Dorando Pietri, piccolo Italiano dal cuore grande, che durante la maratona delle Olimpiadi di Londra nel 1908, surclassò ogni avversario ed entrò nello stadio ormai vincitore, ma a pochi metri dall’arrivo le forze lo abbandonarono e cadde al suolo. Gli ufficiali di gara lo aiutarono a rialzarsi e lui tagliò il filo di lana. Fu squalificato in un istante: l’aiuto ricevuto non era permesso.
La Regina d’Inghilterra volle ringraziare il nostro atleta per le emozioni ricevute e lo premiò personalmente con una copia della coppa che andò al vincitore. Non poté però, restituirgli l’oro Olimpico, perse quando cadde.

Gianfranco e Pietro Sibello

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