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Vela e Maxi, North Sails veste Magic Carpet 3 Vela e Maxi, North Sails veste Magic Carpet 3
Magic Carpet 3 , uno dei Maxi più attesi della stagione 2013, ha toccato l'acqua lo scorso aprile. Il Wally 100 di Sir Lindsay... Vela e Maxi, North Sails veste Magic Carpet 3

Magic Carpet 3 - PalmavelaPalma di Maiorca – Magic Carpet 3, uno dei Maxi più attesi della stagione 2013, ha toccato l’acqua lo scorso aprile. Il Wally 100 di Sir Lindsay Owen-Jones ha debuttato sui campi di regata in occasione di PalmaVela, chiudendo terzo nel raggruppamento Wally. A bordo, oltre a un gioco di vele North Sails 3Di e al sail coordinator Gigio Russo, c’erano talenti del calibro di Jochen Schuemann, Sebastien Col, Pepe Ribes, Marcel van Triest, Mike Joubert ed Emma Westmacott.

Comandato da Danny Gallichan, Magic Carpet 3 è il terzo Wally commissionato dall’armatore britannico dopo quelli varati nel 1997 e nel 2002.

A seguire il progetto vele è stato il personale della North Sails di Carasco, coordinato da Gigio Russo che racconta: “Di Magic Carpet 3 abbiamo iniziato a parlare parecchio tempo fa e le prime bozze sono state disegnate verso la fine della scorsa primavera, immaginando un gioco di vele per il delivery della barca da Ancona a St Tropez. Dopo poco tempo abbiamo appreso che la barca sarebbe stata consegnata direttamente in Costa Azzurra e quindi il gioco da trasferimento è stato cancellato e ci stiamo ripensando ora“.

Siamo partiti quindi da un inventario quasi definitivo – aggiunge Gigio Russo – La randa è realizzata in 3Di 760, impiegando fibra aramidica e Dyneema, ha due mani di terzaroli e sfrutta le dimensioni massime del piano velico in configurazione regata; nonostante ciò il taglio è comunque conservativo, visto che questa vela sarà successivamente destinata al day sailing e alle regate offshore. A prua abbiamo due vele sullo strallo principale dotate di garrocci, scelta anomala ma per vele di queste dimensioni valide alternative alla regola di classe Wallycento, che richiede lo strallo di prua dotato di avvolgifiocco: la soluzione è stata quella di avere uno strallo dotato di avvolgitore sul quale sarà possibile montare una vela con garrocci “soft” in configurazione crociera. Ci sono poi altre due vele intermedie dotate di avvolgitori con cavo di inefritura autoportante sono realizzate in 3Di 780, utilizzando un misto Dyneema-carbonio. Abbiamo volontariamente evitato di puntare sull’870 che, almeno per le prime vele, poteva nascondere qualche insidia. Le due vele intermedie sono realizzate con la stessa fibra della randa: essendo avvolgibili e dovendo anche essere ripiegate in un sacco si è scelto per una soluzione più conservativa. La barca è grande, ha un bel momento raddrizzante ed è più pesante rispetto a un racer puro: vele realizzate in full carbon sarebbero state straordinarie, ma probabilmente non adatte per il primo periodo di vita della barca“.

La cosa più difficile di queste vele è stato immaginarne l’impiego. Essendo dotate di garrocci devi scegliere la vela di prua con buon anticipo rispetto alla partenza: il solo armamento richiede circa otto minuti di lavoro intenso e effettuare un cambio in regata non porta via meno di venti minuti. In pratica, se stai regatando sulle boe, la vela che scegli prima della partenza è la stessa che utilizzerai fin sulla linea di arrivo. E’ per questo che le due vele più grandi sono molto simili come superficie: differiscono solo per l’allunamento della balumina. Il J-1 ha la forma di un medio-leggero e la quantità di fibra di quello che sarebbe un medio puro: ciò vuol dire che il profilo è studiato per dare il meglio fino 11-12 nodi d’aria, ma la particolare costruzione rende la vela utilizzabile fino a 16 nodi senza alcun problema. Il J-2 ha la forma di un medio-pesante e una quantità di fibra tale da permetterne l’utilizzo con 22-24 nodi di vento e una mano di terzaroli sulla randa“.

Dopo la Giraglia, in vista della Maxi Yacht Rolex Cup, è in programma un J-3, da armare sempre sullo strallo principale, ma più corto di inferitura, che dovremmo riuscire a stazzare come heavy weather jib. Per i cambi di vela nel corso delle regate offshore, operazione che può richiedere anche un’ora di tempo, è necessario issare e srotolare il J-4 e lo si utilizza sino al completamento del cambio tra i due fiocchi principali. In quel frangente bisogna prestare molta attenzione ai carichi: con tutta randa e J-4 non puoi portare il carico sull’attrezzatura al massimo consentito, ma ti devi fermare a 15-20% in meno. Puoi caricare al massimo, invece, se navighi con randa ridotta e J-4. Abbiamo anche un J-5, armato su uno strallo ancora più corto, che si utilizza durante le regate lunghe o nel corso dei trasferimenti“.

E’ invece già completo l’inventario delle vele per le andature portati: “Abbiamo realizzato A1, A2, A3 e A4 in testa d’albero e l’A5 frazionato. A3 e A5 sono confezionati in Cuben Fiber e sono avvolgibili dal basso. L’A1 è in nylon, l’A2 in poliestere e sono concepiti per essere ammainati in modo classico. L’A4, invece, è un top down furler in poliestere. Il gioco è completato da spinnaker staysail, che è già a bordo, e dal genoa staysail, che è in viaggio dagli Stati Uniti e che contiamo di imbarcare a St Tropez la prossima settimana“.

Ora che Magic Carpet 3 ha tirato i primi bordi e completato le prime regate, per Gigio Russo e North Sails è tempo di tracciare un bilancio iniziale di un progetto che ha impegnato la veleria di Carasco su molteplici livelli: “Siamo assolutamente soddisfatti e non è un modo di dire. A St Tropez, dopo le prime uscite, abbiamo avuto complimenti da parte di tutti: Sebastien Col si è detto stupito del fatto che un gioco di vele per un one off di queste dimensioni sia risultato subito performante e corretto per quanto riguarda geometrie e forme. Certo, se dovessimo ripartire da zero, con l’esperienza maturata nel corso delle prime navigazioni, potremmo fare un fiocco due forse più performante, ma su una scala da zero a cento partire con un novanta è un risultato molto soddisfacente. L’unico intervento che si è reso necessario ha riguardato la curva d’inferitura della randa, rifilata di tre-quattro centimetri: l’albero, infatti, non ha volanti ed è irrigidito e raddrizzato nella parte alta da un deflettore che serve a compensare la tensione sia dello strallo principale che quello del J-4“.

Soddisfazione che ripaga il team North Sails per lo sforzo collettivo profuso: “Si è trattato di un grande sforzo collettivo da parte del gruppo di lavoro nostrano: le vele sono state progettate da Paolo Montalbani, mentre io sono stato coinvolto a pieno durante la costruzione della barca e ho partecipato a moltissime riunioni relative all’albero e all’attrezzatura di coperta in qualità di componente del performance team. Per noi di North Sails è stata una grande soddisfazione riscontrare che un lavoro fatto di così tanti incastri sia filato liscio come l’olio e vedere le varie tessere del puzzle finire rapidamente al posto giusto“.

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