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Transat Jacques Vabre, Mura-Manuard: come fanno i marinai Transat Jacques Vabre, Mura-Manuard: come fanno i marinai
Bet 1128, il Class 40 di Gaetano Mura e Sam Manuard in gara nella Transat Jacques Vabre, ha disalberato tra lunedì e martedì nel... Transat Jacques Vabre, Mura-Manuard: come fanno i marinai


Video courtesy Gaetano Mura.

La Coruna – Bet 1128, il Class 40 di Gaetano Mura e Sam Manuard in gara nella Transat Jacques Vabre, ha disalberato tra lunedì e martedì nel Golfo di Biscaglia.

Mura, coadivuato dal suo co-skipper, si è prodotto in un’operazione da vero marinaio, riuscendo a riarmare l’albero e a recuperare le vele, confezionate da North Sails e uscite praticamente indenni dal sinistro.

Non è bastata la sosta nel porto di Roscoff, Francia, prevista dagli organizzatori perché passasse la tempesta che dall’Atlantico settentrionale ha investito il Canale della Manica. Ripartita alle prime ore dell’alba, la flotta dei Class 40 ha affrontato il Golfo di Biscaglia incontrando subito condizioni avverse.

Condizioni che hanno determinato il disalberamento di Bet 1128, circostanza che normalmente comporta il ritiro.

Ma non è finita così: Gaetano e Sam, che era appena sceso sotto coperta per il suo turno di riposo, sono riusciti a recuperare le vele finite in acqua, hanno assicurato l’albero in carbonio lungo 18 metri e, grazie a una serie di riparazioni di fortuna, sono riusciti ha rialzarlo.

Sam dormiva, io ero in pozzetto – racconta Gaetano Mura – Avevo appena fatto un giro di ricognizione in coperta, c’era tanta acqua sul ponte e come di consueto mi sono messo a sedere sotto la protezione del tughino, per fortuna ero lì quando l’albero è caduto in coperta. Navigavamo di bolina con 23/25 nodi di vento. Ho sentito l’esplosione e ho subito intuito che non era nulla di buono, la barca parla con i rumori. E questo era di dolore. Ho alzato la testa e l’albero era sdraiato in coperta, in seguito al cedimento del perno della girella sull’avvolgitore strutturale. Purtroppo lo stralletto di trinca era a riposo ma per fortuna con lo stopper chiuso, quel metro che è bastato a non toccare la coperta e che poi ci ha concesso l’angolo per il tiro nell’operazione di rialberamento“.

Sono corso dentro per gridare a Sam quello che un marinaio non vorrebbe mai sentire ‘Abbiamo disalberato’. Ho visto un brutto film. C’era un bella onda formata e l’albero vincolato dalle sartie ancora integre riusciva solo a muoversi verticalmente. Sam è uscito sul ponte senza cerata, ci siamo guardati un attimo: l’albero integro e le vele in acqua. Gli ho gridato di mollarmi la drizza spi. Ho tirato con quella forza che ti viene solo in quei momenti. Poi abbiamo attaccato al bompresso la drizza del Code Zero, abbiamo ammainato la randa e abbiamo cominciato a tirare insieme: uno sul winch in pozzetto e l’altro sull’albero“.

L’albero grazie a quel poco di angolo ha iniziato a salire. In 15 minuti era dritto. Poi abbiamo iniziato a recuperare le vele dall’acqua con sforzi enormi e ho provato a portare la barca al vento per farci scarrocciare e levare il genoa da sotto ma non ne voleva sapere, ma alla fine c’è l’abbiamo fatta“.

Abbiamo assicurato l’albero al meglio. So che è difficile crederci perché lo è stato anche per noi, ma dopo poco più di un’ora eravamo di nuovo in rotta, su randa e trinchetta. Quasi alla stessa velocità di prima. Ancora guardiamo l’albero increduli. Appena disalberato, la barca che avevamo dietro dell’inglese Brian Thompson, ha dovuto manovrare per evitarci, ci è passato a fianco e ci ha visto senza albero. Abbiamo scherzato a lungo pensando alla sua faccia quando un‘ora dopo ci ha visto sull’AIS a 9/10 nodi di velocità. Avrà pensato ai fantasmi o alla allucinazioni“.

L’albero cadendo ha tirato i cavi elettrici. C’era tanta acqua sul ponte si è infiltrata e ci ha fottuto il computer. Facciamo rotta su La Coruna dove il mio sponsor, Bet 1128, ha già inviato qualcuno che ci aspetta con tutto ciò che serve per riparare e ripartire“.

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