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A margine del Louis Vuitton Trophy Dubai, Zerogradinord.it ha incontrato Stephane Kandler, CEO di All4One, probabile sfidante della 34ma America's Cup.

America’s Cup – Dubai – A margine del Louis Vuitton Trophy Dubai, Zerogradinord.it ha incontrato Stephane Kandler. Nel corso dell’intervista, focalizzata principalmente sul tema America’s Cup e sulla possibile partecipazione del suo team, il CEO di All4One ha annunciato la costruzione di un nuovo TP52 in vista dell’Audi MedCup 2011. Il progettista? Lo studio Judel&Vrolijk.

D: Siamo alla vigilia delle semifinali del Louis Vuitton Trophy Dubai e All4One è ancora in corsa per il successo…
SK: Siamo molto orgogliosi di aver raggiunto le semifinali per la seconda volta dopo La Maddalena. E’ stata una stagione impegnativa. Siamo un team giovane, con un budget limitato ed essere riusciti a superare il turno eliminatorio è davvero un ottimo risultato, specie se si considera che per conoscere il nome dei semifinalisti abbiamo dovuto aspettare sino all’ultimo giorno. Ripeto, per noi, essere tra i migliori quattro è una grande soddisfazione.

D: Siete stati tra i protagonisti di tutti gli eventi del Louis Vuitton Trophy per prepararvi a qualcosa di più grande? State lavorando al progetto America’s Cup?
SK: Assolutamete. All4One è nato con matrice franco-tedesca, ma l’obiettivo era, ed è, quello di trasformarsi in un team europeo pronto a fare il suo ingresso nel mondo dell’America’s Cup. Seguendo questo concetto ci siamo mossi ancor prima di conoscere i dettagli relativi alla nuova campagna di Coppa America. Secondo il nostro punto di vista, la cosa più importante era mettere insieme un team con buon anticipo rispetto all’inizio dell’America’s Cup per capire se il gruppo fosse in grado di vincere delle regate e competere ai massimi livelli. Ora che abbiamo questa consapevolezza il passo successivo appare scontato.

D: In vista della Coppa del 2007 Alinghi scelse Valencia con tre anni e mezzo di anticipo. Ora, invece, a due anni e mezzo dal main event, fissato per il 2013, ancora non si sa il nome della sede scelta da BMW Oracle Racing. Questo ritardo sta creando problemi nel “fund raising”?
SK: Assolutamente. Non è affatto facile andare dagli sponsor e vendergli un prodotto non definito. E’ anche vero che in Coppa America le cose sono sempre andate in questa maniera. Anche questo è uno dei motivi che ci ha spinto a muoverci per tempo. Grazie a questo, e a un po’ di fortuna, abbiamo potuto prendere parte alle regate del Louis Vuitton Trophy e siamo riusciti a dimostrare di poter vincere qualche regata contro team che già hanno lanciato la loro sfida. A questo si aggiunge il fatto che abbiamo preso parte all’Audi MedCup con l’Audi come sponsor, lo stesso che ci ha seguito anche nel Louis Vuitton Trophy come Audi. Tutto ciò ci ha permesso di sottolineare la concretezza del nostro progetto e di fidelizzare gli sponsor che ci hanno seguito sin dalla nascita. Oggi possiamo affermare di avere diversi brand che ci hanno comunicato il loro apprezzamento e che ci hanno invitato a tornare da loro quando avremmo avuto un programma concreto da proporgli. Ora che, per i prossimi tre anni, sappiamo di poter contare su un circuito di regate di altissimo livello siamo pronti per tornare da questi potenziali sponsor e pianificare la nostra campagna di Coppa America.

D: Qual’è la tua opinione in merito all’introduzione dei multiscafi in Coppa America?
SK: Ho sempre pensato che prima o poi la Coppa avrebbe aperto ai multiscafi. Ora il momento è arrivato. E’ un grande cambiamento. Sarà una Coppa spettacolare, grazie soprattutto alle ali rigide. Si apre una nuova era per l’America’s Cup: un nuovo concetto, nuove barche e un nuovo Campionato del Mondo. Questa penso sia la vera novità della nuova Coppa America: ogni anno i team saranno impegnati in un Campionato del Mondo che attrarrà i media e le televisioni come accade con l’NBA, la Premiere League e la Champions League.

D: Proprio ieri, il presidente dell’America’s Cup Event Authority, Richard Worth, ha dichiarato che con 20 milioni di Euro si può fare la Coppa America. E’ un dato attendibile?
SK: Credo che per una campagna con una sola barca che miri a cavarsi qualche soddisfazione ci vogliano almeno 30 milioni di Euro. Sotto questa cifra penso sia davvero dura riuscire ad organizzare una sfida. Ma il problema, a mio modo di vedere, non è questo. Tutto sta nel vedere quale ritorno puoi garantire ai tuoi sponsor. E in tal senso penso che la nuova America’s Cup possa dare qualcosa in più. Pensiamo ad esempio alla sola wingsail: le sue dimensioni garantiranno ampia visibilità agli sponsor. Credo proprio che sia la strada giusta per portare la grande vela all’attenzione del pubblico.

D: In occasione del Louis Vuitton Trophy di Nizza hai fatto da tramite tra l’amministrazione locale e il management di Louis Vuitton. Sei in contatto con qualche città francese che vorrebbe ospitare un evento delle America’s Cup World Series?
SK: No. Le cose ora sono diverse. C’è una grande organizzazione, composta dall’America’s Cup Race Management e dall’America’s Cup Event Authority, che sta lavorando per definire il calendario del prossimo anno. Allo stato attuale non siamo coinvolti in tal senso.

D: C’è interesse da parte di qualche città francese? Sino ad ora i nomi maggiormente citati da stampa e addetti ai lavori sono quelli di Cagliari, Venezia e Palma di Maiorca…
SK: A essere del tutto sinceri non ne so molto di più. I nomi che hai indicato sono quelli maggiormente citati. So che l’obiettivo degli organizzatori è muovere verso nazioni come Italia, Spagna e Francia che sono molto interessanti dal punto di vista commerciale. Certo non è una scelta facile, perchè oltre a scegliere una bella città devi trovare un posto che garantisca buone condizioni meteo… A parte queste considerazioni ci sono diverse città interessate ad ospitare un evento riservato agli AC45.

D: A proposito di AC45, credi che la nascita di questa classe fosse necessaria? Non si poteva puntare subito sugli AC72?
SK: Il problema è che i primi AC72 non andranno in acqua prima del 2012 e per il prossimo anno c’era bisogno di organizzare un circuito di regate per spiegare alla gente cosa stiamo facendo e cosa sta succedendo alla Coppa America. Sai, possiamo parlare dei campioni attuali e di talento, ma alla fine devi anche guardare al futuro, ai giovani. La gente vuole vedere i debuttanti al timone. Inoltre, non puoi veleggiare tutti i giorni su un 72 piedi. Gli AC45 ti permetteranno di allenare un team di riserva. Magari non è la scelta ideale, ma credo che per il prossimo anno gli AC45 saranno in grado di lasciar intendere quale piega ha preso l’America’s Cup.

D: Parlando di TP52, la vostra stagione è stata ricca di buoni risultati. Cosa accadrà nel 2011?
SK: Quest’anno siamo partiti tardi, ma abbiamo colto comunque tre podi su cinque eventi. Il prossimo anno vogliamo puntare alla vittoria ed è per questo che abbiamo iniziato la costruzione di una nuova barca. Speriamo di averla a disposizione in aprile e di poter essere competitivi sin dalla prima uscita.

D: Di chi è il progetto?
SK: Sarà un progetto dello studio Judel&Vrolijk. Abbiamo deciso di lanciare un nuovo programma triennale perchè crediamo che l’Audi MedCup sia un palcoscenico sul quale puoi confrontarti con i migliori. Basti pensare che solo il prossimo anno gli scafi nuovi saranno ben cinque.

D: Ultima domanda. E’ All4One il quarto iscritto alla Coppa America?
SK: No, non è All4One. Al momento siamo in trattativa con alcuni sponsor e speriamo di poter annunciare quanto prima il nostro impegno.


Video copyright Zerogradinord.it.


AMERICA’S CUP, ALL4ONE BETWEEN THE CUP AND A NEW TP52
America’s Cup – Dubai – On the sidelines of the Louis Vuitton Trophy Dubai, Zerogradinord.it met Stephane Kandler. During the interview, focuses mainly on the America’s Cup and on the possible entry of his team, All4One‘s CEO announced the construction of a new TP52 for the next Audi MedCup. The designers? Judel&Vrolijk.

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