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America’s Cup, i kiwi primi con danni America’s Cup, i kiwi primi con danni
La prima regata di finale della Louis Vuitton Cup, disputata in condizioni di vento teso al punto da determinare l'annullamento della seconda prova, si... America’s Cup, i kiwi primi con danni


Video courtesy America’s Cup.

San Francisco – Non sono certo mancati i colpi di scena nella prima regatta di finale della Louis Vuitton Cup del trentesimo anniversario. Emirates Team New Zealand ha comunque superato Luna Rossa Challenge per l’ennesima volta.

La giornata di vento teso ha creato non pochi problemi agli equipaggi, messi in difficoltà da alcuni problemi tecnici che hanno interessato i due AC72. La differenza è che mentre Luna Rossa ha visto pregiudicate le proprie perfomance, i kiwi hanno dovuto fare I conti con uno spavento non da poco.

Luna Rossa è stata messa all’angolo da un problema al sistema di sollevamento di un daggerboard già prima del via. Un contrattempo che è tornato a manifestarsi subito dopo la prima boa.

Una parte del sistema di sollevamento si è rotta – ha spiegato lo skipper di Luna Rossa, Max Sirena – Nei giorni scorsi avevamo lavorato proprio in quel punto per migliorare l’aerodinamica. Abbiamo spostato il punto di attacco e rifinito il bordo. Prima di oggi avevamo navigato cinque giorni con questa nuova soluzione. Fortunatamente il cedimento si è registrato di bolina, altrimenti sarebbe finita con un’altra ingavonata”.

Avanti di 7 secondi alla prima boa, Emirates Team New Zealand ha continuato a guadagnare terreno su una Luna Rossa in difficoltà. Una cavalcata solitaria, che in occasione del passaggio della terza boa ha vissuto attimi di grande tensione.

Aotearoa, l’AC72 dei kiwi, aveva appena doppiato la boa al vento e stava iniziando a volare sui foil quando è stato investito da una raffica improvvisa. Il maxi catamarano ha finito per ingavanore, immergendosi nell’acqua sino alla traversa di prua. La decelerazione è stata improvvisa e ha visto la barca passare dai 40 ai 13 nodi nel giro di pochi istanti. A pagare dazio sono stati due uomini dell’equipaggio, Rob Wadel e Chris Ward, spazzati via dall’acqua. Recuperati dai mezzi appoggio non hanno riportato alcuna conseguenza. Danni invece si sono registrati a bordo dell’AC72, uscito dal sinistro con i fairing del trampolino di prua quasi distrutti e l’equipaggio visibilmente scosso.

In questo tipo di regate le barche sono incredibilmente potenti. Avete visto di che accelerazione sono capaci quando si doppia la boa al vento – ha spiegato Dean Baker – Siamo arrivati alla boa sotto raffica. Durante la manovra la velocità è salita moltissimo ma sono sicuro che ci sono molte cose che avremmo potuto fare meglio”.

Siamo davvero felici che tutti stiano bene. Ciascuno di noi è un po’ scosso, ma si tratta di regate e questo tipo di vela è pieno di cose del genere” ha concluso lo skipper kiwi.

A raccontare quanto accaduto a bordo è stat il grinder Chris McAsey: “Lavoro sulla colonnina più avanzata e in quel momento l’ho stretta con tutte le forze nel tentativo di non finire in mare. Assieme a Jeremy Lomas sono stato il primo a finire sott’acqua. Ho visto tutto bianco e quando siamo riemersi c’erano pezzi di carbonio rotto e mancavano due ragazzi dell’equipaggio. I soccorsi sono scattati immediatamente”.

E’ stata una giornata interessante – ha concluso McAsey – Non vedevamo l’ora di iniziare la finale della Louis Vuitton Cup, ma certo non ci aspettavamo nulla di tutto ciò”.

L’aumentare del vento, finito oltre il limite dei 19.3 nodi, ha consigliato al Comitato di Regata di rinviare a oggi la seconda prova. L’orario di inizio è fissato ler le 13.10 ora del Pacifico, mentre gara tre dovrebbe svolgersi a partire dalle 14.10.

Prima dell’inizio della finale Oracle Team USA aveva svolto due regate di prova impiegando i suoi due AC72. James Spithill ha avuto la meglio su Ben Ainslie per 33 secondi.

Abbiamo davvero un grande sailing team. Poter contare su due barche molto competitive è un grande vantaggio per noi – ha spiegato Spithill – Questa è la parte più importante della nostra campagna. Per riuscire in una cosa del genere devi avere un grande shore team e un valido team progettuale. Per quanto riguarda me e Ben Ainslie possiamo dire che ce le diamo di santa ragione, spingendoci al limite reciprocamente. Crediamo sia il modo di migliore di preparare la finale di America’s Cup”.

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