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Nel corso di un'intervista rilasciata al sito web francese Adonnante, Mike Sanderson, direttore sportivo di Team Origin, interviene in merito all'attuale processo che vede...

[singlepic=946,170,250,,left]America’s Cup – Londra – Quella che segue è la traduzione dell’intervista rilasciata da Mike Sanderson a Sebastien Destremau, del sito web francese Adonnante. Il direttore sportivo di Team Origin interviene in merito all’attuale processo che vede challengers e defender impegnati nel definire le regole della 33ma America’s Cup e le nuove regole di classe.
La traduzione è stata curata dalla nostra redazione, ci scusiamo sin d’ora per eventuali imprecisioni.

SD: Mike, è un bel cambiamento per te essere impegnato in lavori di ufficio mentre gran parte dei tuoi amici stanno regatando nella Volvo Ocen Race. Come ti senti?
MS: Ho grandi ricordi dei ragazzi e dell’ultima partecipazione, ma ciò che amo davvero sono le sfide. L’America’s Cup è la più impegnativa di tutte e sono molto contento di quanto sto facendo con Team Origin.

SD: Abbiamo visto Team Origin regatare alla CNEV Annual Regatta sugli ACC Versione 5. Eri a bordo e che ruolo ricoprivi? Puoi descriverci che esperienza è stata?
MS: Amo l’aspetto fisico della regata, quindi mi sono dedicato alle volanti. Vedre quattro barche in regata è stato fantastico e nonostante avessimo detto che sarebbe stata una regata rilassate, posso assicurarti che una volta in mare i team hanno dato il massimo. Era la prima volta che avevamo così tanti componenti del nostro sailing team assieme ed è stata una cosa molto positiva. Abbiamo un gruppo che quando sta insieme se la spassa moltissimo. Sono sempre molto attento nel cercare gli elementi giusti e devo ammettere che tutto è andato davvero bene.

SD: E’ stato un privilegio vedere quattro team di Coppa America tornare in acqua per la prima volta dal luglio del 2007. Dopo qualche piccolo problema occorso nella prima regata, quando il defender ha rotto non meno di due spinnaker, Alinghi ha mostrato una forza notevole, vincendo tutte le gare successive con SUI-100. Sembaravno davvero imprendibili…
MS: Hai ragione. Ottime performance e grande organizzazione. L’unica cosa è che timonando, Murray Jones non poteva essere vicino all’albero per evitare che lo spinnaker si incattivisse nell’albero.

SD: Alcuni volti noti dell’America’s Cup sostengono che, per limitare i costi, la 33ma America’s Cup dovrebbe disputarsi sugli ACC Versione 5. Cosa ne pensi?
MS: Versione 5? Mai al mondo. Chi sostiene il contrario avrebbe dovuto venire a Valencia all’inizio del mese a vedere con i propri occhi. Alinghi ha un vantaggio troppo grande in queto tipo di barche. E’ stato velocissimo e un’America’s Cup con gli ACC Versione 5 sarebbe davvero impegnativa per i challenger, specie per i debuttanto. Per livellare il terreno e dare le stesse chance di vittoria a tutti credo sia un’ottima idea quella di cambiare le barche. E’ appena successo in Formula Uno dove, per limitare lo strapotere di Ferrari e McLaren, gli organi preposti hanno cambiato le regole. E lo hanno fatto in modo piuttosto concreto.

[singlepic=950,250,170,,left]SD: Quindi, se ho capito bene, dobbiamo essere contenti del fatto che il defender insista per cambiare barche. Tornando a Team Origin, quante persone avete sotto contratto attualmente?
MS: Rispondere non è facile. Il nostro piano prevedeva che, a partire da febbraio di quest’anno, le persone impegnate nel team dovevano essere almeno un centinaio. Ovviamente ci siamo dovuti adattare all’attuale situazione. Al momento ingaggiamo le persone sulla base degli impegni in agenda. Il design team, invece, è impegnato nello sviluppo della nuova barca. Per il futuro dovremo concentrarci su qualche attività che coinvolga gli altri membri del team. Ci piace pensare che tutti, seppur part-time, siano membri effettivi di Team Origin.

SD: Cos’avete in programma per l’immediato futuro?
MS: Lavorare sodo con il defender e con gli altri sfidanti per organizzare una 33ma Coppa America di successo. Come sai ci è stata offerta la possibilità di lavorare alla creazione di questo grande evento che, sono sicuro, superarà ogni edizione del passato. Allo stato attuale e nell’immediato fuituro siamo concentrati su questo.

SD: Defender e challenge discutono di Coppa America nella stessa stanza. Tu hai preso parte ai due meeting organizzati recentemente, come descriverti questo processo?
MS: Scusa Sebastien, ho preso parte a tutti i meeting della 33ma America’s Cup. Quelli di quest’anno e quelli dell’anno passato.

SD: Ok Mike, riformulo. Hai preso parte a tutt i meeting sin dal rilancio della 33ma America’s Cup, come descriveresti questo processo?
MS: Abbiamo discusso di molte cose attorno al tavolo e preso decisioni in  merito. Non c’è dubbio che i challenerinvitati abbiano una certa influenza. Secondo me non è corretto criticare senza esserci stati. E’ come lamentarsi dei leader politici della propria nazione e non essere andati a votare. Voglio solo ricordare l’mportanza che la Challenger Commission ha avuto in passato. Qualcosa di molto prossimo al nulla. L’unico compito della Challenger Commission era quello di stilare una lista dei desideri da far avere al defender e al Comitato di Regata che ne discutevano, prendendo decisioni non sempre favorevoli ai team. Questa volta è una cosa decisamente diversa e, se vuoi contare qualcosa, devi essere presente. Non è impossibile avanzare una sfida, qualunque Yacht Club o team potrebbe farlo e poi prendere parte a questi incontri.

[singlepic=949,250,170,,left]SD: Il defender sembra tenere le fila di un processo democratico verso la 33ma America’s Cup. Cos’altro si potrebbe fare per convincere BMW Oracle Racing a unirsi e a rinunciare alla causa legale?
MS: Chiariamoci. Non si tratta di uno scrutinio, noi non votiamo. Ci sediamo attorno a un tavolo e discutiamo le varie idee. Chiunque può avanzare le proprie idee e le decisioni si prendono sentito il parere di tutti. Per quanto riguarda BMW Oracle Racing non so cosa si possa fare per fargli cambiare opinione. Nessuno saprà mai se dove siamo ora è dovuto all’azione di BMW Oracle Racing o dalla volontà di Alinghi, ma credo che gli statunitensi possano ritenersi soddisfatti di quanto fatto per la 33ma Coppa America. Credopossano tenere la testa alta e andare avanti. Sappiamo pechè e per chi, ma adesso ai challenger è stata data l’opportunità di giocare un ruolo determinante in quello che sarà la prossima Coppa. E’ davvero frustrante vedere che siamo molto vicini a quello che tutti vogliono e non si riesce a raggiungerlo.

SD: Se BMW Oracle Racing rinunciasse alla sua azione sarebbe ben accolto ai meeting dai challenger?
MS: Una linea deve essere tirata da qualche parte. Per essere ammesso alle riunioni devi essere un challenger regolarmente iscritto e non c’è niente di sbagliato in questo. Sono in pieno accordo con questa visione. Sarebbe ben accettato BMW Oracle Racing? Senza dubbio. Ci sarebbe un pò di malumore per la sua azione legale? Probabilmente si. Ma ancora una volta: a chi interessa? Dobbiamo andare avanti e lavorare in gruppo.

SD: Da osservatore esterno, sembra che BMW Oracle Racing semplicemente non creda che i challenger siano in grado di garantire una competizione equa e competitiva. Come rispondi?
MS: Mi ripeterò. Vieni al tavolo e giudica tu stesso. Il defender si sta comportando come mai prima d’ora, in fatto di comunicazione, rsipetto a un anno fa, quando non spiegò cosa c’era dietro un Protocollo scritto così male. Io sono stato a tutti i meeting: in ballo ci sono state parecchie cose interessanti e si sono raggiunti traguardi importanti ma, nonostante questo, il messaggio non è arrivato a chi non era ammesso alle riunioni. Senza dubbio Alinghi sta facendo un lavoro molto migliore rispetto al passato, anche dal punto di vista politico. Avere Russell Coutts, Mike Drummond o i ragazzi dello Studio Reichel-Pugh al tavolo ad aiutarci a stilare delle valide regole di classe e ad organizzare una grandiosa 33ma Coppa America sarebbe davvero fantastico. In BMW Oracle Racing ciò che non manca è certamente l’espertienza.

[singlepic=948,250,170,,left]SD: Come giudichi la decisione di Mascalzone Latino di non sottoscrivere il patto di riservatezza e il suo conseguente allontanamento dal meeting?
MS: Lo scorso anno, quando stavamo cercando di acquistare un ACC Version 5, ne ho dovuto firmare uno prima di essere ammesso alla base di Mascalzone Latino. Sono stato molto sorpreso nel vederli assumere questa posizione nei confronti di una pratica molto comune nel mondo del business. Non ha avuto senso venire a Ginevra e rifiutarsi di firmare, ma era un loro diritto.

SD: Siete soddisfatti di come vi state accordando relativamente agli ufficiali di regata e al regolamento?
MS: Lo siamo. Siamo andati ai meeting con una lista di nomi a noi graditi e abbiamo discusso attorno a un tavolo finchè non si è raggiunto il consenso. Credo la si possa chiamare democrazia. le regole sono state discusse a lungo lo scorso anno e le abbiamo accettate. Non sono perfette, ma affrontiamo la competizione consci di ciò e stiamo cercando di migliorarle.

SD: Che idea ti sei fatto sul sistema proposto per tagliare i costi per la prossima Coppa? Una barca meno costosa o un solo scafo per team…
MS: Sono decisioni ottime. La situazione economica non èdelle migliori al momento e tutto ciò che aiuta a tagliare spese è benvenuto.

SD: Cosa ne pensi del fatto che il defender possa regatare nelle Challenger Series?
MS: E’ il prezzo da pagare per fare una campagna con una sola barca. Non ho dubbi sul fatto che saremo in grado di trovare un sistema per avere il defender nelle regate di selezione in modo da garantire che la sua presenza non danneggi i challenger nel loro cammino verso la finale e che, al tempo stesso, sia garantito al challenger il massimo impegno da parte di chi gli regaterà contro.

SD: Come commenti il fatto che il defender abbia il controllo di chi si allena?
MS: E’ un fatto che è stato totalmente distorto lo scorso anno. AC Management era ed è disposta a disporre i campi e ad organizzare le regate per gli sfidanti quattro o cinque giorni a settimana. Non vedo dove sia il problema. Come in tutte le cose, bisogna scavare un pò in profondità per capire perchè è una cosa necessaria. La ragione è quella di impedire ai team di allearsi, inscenando finte regate nel corso delle quali si fa una sola virata per lato raccogliendo dati come in uno speed test… è una cosa chiaramente contraria a quanto si vuol fare in vista della 33ma America’s Cup.

SD: Per finire, una domanda difficile. Allo stato attuale, cosa pensi che dovrebbe fare un talento come Russell Coutts per dare un esempio utile alle giovani genazioni di marinai?
MS: Russell dice che fa tutto questo per il bene della Coppa America. E’ sempre stato molto professionale nel suo approccio allo sport e sarebbe davvero triste se un suo puntiglio stesse bloccando la situazione. Abbiamo bisogno che la situazione si risolva, seguendo le regole del dare e avere. Basta un piccolo passo, il più difficile per entrambi. In altre parole e per rispondere alla domanda, sono convinto che Russell e Brad (Butterworth, NDR), due grandi personaggi non solo in ambito Coppa America ma della vela in generale, abbiano la grande responsabilità di far vedere ai più giovani che sono in grado di trovare un rimedio.


MIKE SANDERSON TALKS TO ADONNANTE
America’s Cup – Londra – A few weeks ago, Alinghi re-launched the 33rd America’s Cup, re-opening the entry list, and invited the challengers for a series of meetings to develop the next event ‘with no strings attached’. Sébastien Destremau of Adonnante caught up with Sanderson by phone to discuss TeamOrigin’s position on the current situation and the team’s plans.

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