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Campionato Italiano Offshore, la storia di un successo Campionato Italiano Offshore, la storia di un successo
Il Campionato Italiano Offshore è stato introdotto da Fabrizio Gagliardi non appena nominato alla guida della Commissione Altomare FIV, quattro anni fa. Oggi punta... Campionato Italiano Offshore, la storia di un successo

Scheggia - Campionato Italiano OffshoreRoma – Il Campionato Italiano Offshore è stato introdotto da Fabrizio Gagliardi non appena nominato alla guida della Commissione Altomare FIV, quattro anni fa. Oggi punta ad avere quattrocento iscritti.

In Italia c’era già una forte tradizione nell’altura, con regate tecnicamente impegnative, su bellissimi percorsi e molto affollate. La Tre Golfi, La Giraglia, e tante altre regate che hanno una storia, alle quali si affiancano oggi la 151 Miglia, la Palermo Montecarlo e da quest’anno anche la Tropea – Lipari, 140 miglia organizzata dal Circolo Velico Santa Venere di Vibo. Quest’ultima segna anche l’ingresso nel Circuito della VI Zona. Con questa tappa dovrebbero essere rappresentate tutte le Zone rivierasche dell’Italia ad esclusione della Sardegna, dalla quale speriamo di ricevere presto una segnalazione. Sarebbe stato controproducente crearne una nuova, quanto invece si è rivelata vincente l’idea di selezionarne alcune per creare un circuito nazionale dove ogni team, abbia possibilità di vincere, partecipando ad importanti regate che si svolgono nella sua area, senza necessariamente fare grandi spostamenti“.

D: Quali sono i numeri di questo Campionato?
R: I numeri sono stati da subito interessanti: 199 iscritti il primo anno, 250 il secondo, 340 lo scorso anno e nel 2014 puntiamo a raggiungere i 400 iscritti.

D: Quale è la formula di questo successo?
R: La voglia di riscoprire il piacere della navigazione. Una volta le regate degli Half Tonner si correvano su 180 miglia e quelle dei One Tonner sulle 300. Poi l’alleggerimento degli scafi, con la conseguente eliminazione di ogni comfort a bordo ha reso sempre meno agevole la lunga permanenza a bordo. Oggi che molti partecipano con successo alle regate con la stessa barca con la quale vanno in crociera, si è riscoperto il piacere di passare lungo tempo in mare, di lavorare di tattica e strategia più di quanto non si faccia nelle regate sulle boe. Posso dire che ‘il trucco’ è che hanno tutti realmente la stessa possibilità di vincere. Sebbene siano 15 le principali regate che fanno parte del Circuito, ma molte di più con tutte le altre alle quali sono stati assegnati i coefficienti, per ogni armatore è sufficiente fare buoni piazzamenti in 4 regate, per essere in pool position per il podio finale. Correndo in ORC poi, non è necessario avere una barca molto tirata. La dimostrazione è che nel 2013 fino alla fine ha guidato la classifica un Sun Fast 3200, barca di 10 metri che ha poi vinto nella sua classe ed è salito sul terzo gradino del podio overall.

D: Con quale criterio vengono scelte le regate ?
R: Gli eventi devono rientrare in alcuni parametri: laddove non ci sia una lunghezza troppo impegnativa del percorso, ci devono essere altri fattori per esempio condizioni meteo-marine ostiche, come nel caso della Trieste San Giovanni dove il rischio delle raffiche di bora è più una certezza che una possibilità.

D: Ci sono novità per il 2014?
R: Sfruttando lo speciale rating ORC dedicato agli equipaggi in doppio da quest’anno includeremo una classifica dedicata a chi partecipa alle numerose regate scegliendo la formula double handed.

Questo successo di partecipazione è una bella soddisfazione per Gagliardi che si dedica con passione e soddisfazione alla vela d’altura ricordando che negli ultimi anni sono proprio gli equipaggi italiani ad essere ai vertici nei campionati mondiali di altura ORC.

Cosa pensa il Presidente dell’ORC Bruno Finzi del successo del campionato italiano offshore?
Il trend indicato da Fabrizio Gagliardi per gli armatori italiani è vero anche fuori dall’Italia, basti pensare al sempre crescente ed immutato successo di regate quali il Fastnet e la Sydney Hobart, che devono chiudere le iscrizioni il giorno dopo averle aperte per raggiunto numero massimo di imbarcazioni. La parte più difficile è pensare ad una competizione mondiale che attragga gli armatori e li spinga a far “viaggiare” la propria imbarcazione anche al di fuori delle proprie acque di pertinenza regatistica e di crociera con la famiglia. Anche le regate di altura per squadre nazionali soffrono di questa crisi da trasferta dopo l’annullamento dell’Admiral’s Cup all’inizio degli anni 2000, seguito da quello della Sardinia Cup nel 2012. Il trend verso il ritorno alle regate d’altura è comunque un fatto incontrovertibile e si tratta per l’ORC di lavorare, raccogliendo le idee e le proposte di tutti, per creare un circuito internazionale sull’esempio dell’italiano offshore che sta riscuotendo così tanto successo“.

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