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Dallo Starbucks affacciato sulla Broadway all'AC Village di San Diego ci sono meno di duecento metri. Tre minuti a piedi, non di più, da...

San Diego – Dallo Starbucks affacciato sulla Broadway all’AC Village di San Diego ci sono meno di duecento metri. Tre minuti a piedi, non di più, da percorrere in campo aperto, sotto lo sguardo vigile degli eleganti grattacieli che caratterizzano la downtown di quella che le statistiche indicano essere l’ottava città degli Stati Uniti.

Perdersi è impossibile: uscendo dalla caffetteria basta guardare avanti, attraversare due incroci, altrettanti parcheggi ed ecco prendere forma il terminal traghetti, per l’occasione riconvertito a sede degli uffici amministrativi dell’America’s Cup Event Authority e del Media Center. Qualche metro ancora, il tempo di liberarsi dalla “copertura” della sede della Port Commission, e l’occhio coglie le tensostrutture che, all’ombra della USS Midway, portaerei della Seconda Guerra Mondiale oggi riconvertita a museo, accolgono le basi dei team.

Facile, è tutto lì. Talmente semplice che mentre camminiamo verso la sede dell’evento velico per eccellenza, verso The Best Sailors on The Fastest Boat, come ricorda lo slogan di questa “rivoluzionaria” America’s Cup, ci domandiamo come mai la simpatica commessa dello Starbucks, dopo averci squadrato da capo a piedi, ci ha chiesto come mai fossimo tutti vestiti allo stesso modo: “Siete qui per la partita di football? Ah, no, scusate, per quella di basket in programma sulla Carl Vinson? (portaerei che ha recentemente ospitato una partita tra star dell’NBA alla presenza del Presidente Barack Obama)”. E ancora più strano è stato notare l’espressione di stupore sua e di altri avventori del locale quando abbiamo spiegato che a un niente dalla caffetteria è in corso di svolgimento l’evento di riferimento della vela mondiale. “Davvero? – ha risposto preparandoci l’ordine – Qui non se n’è sentito parlare, nessuno ci ha informato. No advertising at all“.

No advertising at all. Ovvero, zero pubblicità. Alla luce di ciò, i duecento metri che ci separano dall’AC Village ci appaiono sotto un’altra luce. In effetti, noi che siamo qui per raccontare l’evento non ci avevamo fatto caso, ma in giro per la città non c’è niente che sottolinei l’imminente inizio delle regate. Non ci sono bandiere, poster, striscioni. Niente. No advertising at all.

L’America’s Cup World Series è in città ma, appassionati e addetti ai lavori a parte, in pochi si accorgono che qualcosa sta accadendo. Ennesima leggerezza di un’organizzazione che pare vivere ogni appuntamento come fosse un dovere, restando concentrata principalmente sul main event, in programma nel 2013 a San Francisco.

L’America’s Cup World series è in città, ma San Diego non ci fa caso più di tanto, come ci hanno raccontato essere stato durante la Coppa del 1992, quella del Moro di Venezia, del bompresso dei kiwi e del trionfo di America Cubed di Bill Koch, e durante le lunghe sessioni di allenamento di BMW Oracle Racing, che da queste parti ha tirato i primi bordi con l’ormai inflazionata wing sail.

Ed è un peccato, perchè San Diego ancor più di Plymouth è il posto ideale per soddisfare il folle desiderio di stadium racing. Qui si regaterà nel cuore della città, a poche centinaia di metri dai centri commerciali, dagli hotel più prestigiosi, dalla sede del Comune e dal Palazzo di Giustizia.

Chi era da queste parti già nel corso del passato week end, quando è andata in scena la prova generale, ha raccontato di banchine semi-deserte, tanto sotto la pioggia di sabato, quanto sotto il caldo sole di domenica.

Forse nel corso dei prossimi giorni, con l’inizio del commento live, l’attenzione aumenterà e il pubblico sarà più numeroso: The Best Sailors and The Fastest Boats meritano certamente di meglio.

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