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La consueta lettura dei siti internazionali conduce al SF Bay Guardian che torna ad accendere i riflettori sull'accordo che ha garantito alla città californiana...

San Francisco – La consueta lettura dei siti internazionali che concentrano la loro attenzione sull’agonismo velico, e più espressamente sull’America’s Cup, conduce quest’oggi dalle parti del San Francisco Bay Guardian che, con un articolo a firma di Rebecca Bowes, torna ad accendere i riflettori sull’accordo che ha garantito alla città californiana il titolo di sede ufficiale della 34ma Coppa America.

La giornalista del quotidiano statunitense guarda oltre lo svolgimento della manifestazione e si interroga sul futuro del lungomare di Frisco che, in virtù delle modifiche dell’ultim’ora apportate all’agreement approvato dai supervisiori dell’amministrazione comunale il 14 dicembre, sarà per svariati anni amministrato da un ben definito gruppo di potenti, direttamente riconducibile a Larry Ellison. Più precisamente saranno nove le banchine che, per i prossimi sessantasei anni frutteranno diritti all’attuale Defender del trofeo sportivo più antico al mondo. I lotti di terreno coinvolti vanno dal Pier 80, localizzato a nord, dalle parti di Islais Creek, al Pier 29, sede del famoso Teatro ZinZanni.

Se lo sfruttamento di alcuni dei Pier era già previsto dalla documentazione che aveva ottenuto il benestare degli organi di controllo del Comune, altrettanto non può dirsi per i Pier 27 e 80, aggiunti in calce all’accordo per volontà dei negoziatori incaricati dal sindaco di assicurare la manifestazione alla città di San Francisco. Non tutti i membri dell’amministrazione erano quindi al corrente del reale stato dei negoziati, anche perché dei menzionati lotti non vi era alcun riferimento nei documenti approvati anteriormente alla sottoscrizione dell’accordo.

Ad approvare le modifiche è stato David Chiu, il presidente della commissione incaricata di seguire le trattative; questi, in una lettera inviata a Russell Coutts della quale non ha informato gli altri componenti della commissione, scriveva: “So che il sindaco Newsome, dal momento in cui l’agreement è stato approvato dal consiglio dei suprvisori, ha trattato direttamente con voi per far si che questo soddisfi le vostre esigenze. Sono a conoscenza delle modifiche e le appoggio”. Entrando nel dettaglio, e più specificatamente nella parte che riguarda la cessione dei diritti di sfruttamento immobiliare all’America’s Cup Event Authority, Chiu si è spinto oltre e ha sottolineato: “Questa parte vale in particolare per… i Piers che vanno dal 30 al 32 e per il lotto Seawall 330, così come per i Piers 26 e 28 e, se di comune accordo, potrebbe applicarsi ai Piers 19, 23 e 29. Per ottenere il sostegno della comunità e l’accordo per i diritti di sfruttamento delle banchine localizzate sul lungomare nord, sarà necessario impegnarsi a fondo per coinvolgere la comunità stessa. Sono pronto sin d’ora a contribuire per facilitare l’avvio di questo rapporto”.

Per Aaron Peskin, ex presidente del Consiglio Democratico della Contea, che ha seguito da vicino il caso, la lettera di Chiu è servita come chiave di volta per raggiungere un accordo all’insaputa dei cittadini e della maggioranza delle parti coinvolte: “Non c’è dubbio che il presidente (ndr, Chiu), agendo senza l’autorizzazione della maggioranza dell’autorità di vigilanza, abbia negoziato a porte chiuse e all’insaputa del pubblico, impegnandosi a cedere i diritti relativi a tre banchine in più del previsto. Assumere decisioni unilaterali, senza che il consiglio si sia espresso con un voto, non è certo un buon sistema di governare. Se c’è un consiglio che non dovrebbe mai mancare al proprio mandato è proprio quello di vigilanza”.

Dal canto suo Chiu ha risposto sostenendo di non aver violato il proprio mandato, anche perché i piani di sviluppo dovranno essere comunque approvati dal Comitato di Vigilanza.

Una risposta che non ha soddisfatto Peskin, pronto nel ribattere: “Non cambio idea. Per come la vedo io, se starnazza come un’anatra e cammina come un’anatra è senza dubbio un’anatra”.

Nel frattempo, la relazione preparata dall’analista economico Harvey Rose sui contenuti dell’accordo tra la città e l’America’s Cup Event Authority ha gettato altra benzina sul fuoco. Rose sostiene infatti che, le modifiche apportate in fase di sottoscrizione, comportano un impegno per l’amministrazione che va ben oltre quello discusso pubblicamente: “In seguito alle modifiche decise dal sindaco e da altri maneger cittadini, la cessione dei diritti a lungo termine relativi al Pier 29 non necessitava di alcuna autorizzazione da parte del consiglio. Tale delibera, però, non era stata menzionata nel documento ufficiale approvato il 14 dicembre”.

Secondo Brad Benson, general manager del Porto di San Francisco, ha rincarato la dose, sostenendo che la città avrebbe dovuto dire no, perchè: “L’America’s Cup Event Authority avrebbe dovuto versare ben più di 55 milioni di dollari per godere dei diritti sul Pier 29”.

Guardando oltre le dispute interne, appare comunque palese che gli organizzatori avranno un ritorno economico notevole e a lungo termine in cambio degli investimenti che serviranno per ristrutturare le banchine affacciate sul lungo mare. In cambio di 55 milioni di Dollari, l’America’s Cup event authority trarrà vantaggi dallo sfruttamento dei Pier 30-32, di un parcheggio ampio 13 acri affacciato sul mare e vicino alla Red Java House e del lotto Seawall 330, un appezzamento di terreno triangolare sul quale verrà edificato un condominio di lusso che ha già ottenuto il via libera da parte del Comune. Per capire di cosa e di quanto si sta parlando basti pensare che in una zona adiacente al Seawall 330, un altro grattacielo di lusso è stato valutato 1.2 milioni di Dollari al piano.

Soldi che non finiranno nelle casse del Comune nemmeno in parte. Nel suo rapporto Harvey Rose sottolinea infatti che: “Dall’accordo, per espresso volere del sindaco, sono stati rimossi i punti relativi al riconoscimento alla città dell’1 per cento su ogni transazione immobiliare e del 15 per cento su ogni trasferimento o sublocazione decisa dall’America’s Cup Event Authority”.

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