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A distanza di alcune settimane si fanno definiti i contorni del no alla Coppa America pronunciato da Sir Keith Mills. A chiarire i perchè...

America’s Cup – Londra – A distanza di alcune settimane si fanno definiti i contorni del no alla Coppa America pronunciato da Sir Keith Mills. A chiarire i perchè della rinuncia durante un’intervista rilasciata a Seahorse (dicembre 2010, Man at the centre, pg. 29) è Grant Simmer, CEO di Team Origin e già coordinatore del design team di Alinghi.

“Siamo rimasti stupiti dalla scelta del 2013. Un po’ a causa dell’impegno olimpico di alcuni dei nostri uomini di punta e poi perchè non c’era a nostro modo di vedere tempo sufficiente per costruire una barca, colmare lo svantaggio nei confronti del Defender e prepare alla novità un equipaggio partendo dagli elementi a nostra disposizione”.

E dire che Team Origin non si era subito buttato via. Anzi, i mulstiscafi erano indicati come una sfida interessante: “Si, è vero. Avevamo iniziato a lavorare alla costituzione di un bel gruppo di designer. Inoltre avevamo un piano per imparare il più possibile sui multiscafi e su come preparare l’equipaggio con l’inserimento di qualche specializzato. Ben Ainslie doveva ancora decidere cosa avrebbe fatto con la campagna olimpica, ma abbiamo agito seguendo la frase ‘andiamo fin dove possiamo e vediamo a che punto saremo nel momento della decisione'”.

Alla domande su quale siano stati i punti considerati inaccettabili da Team Origin, Simmer risponde: “Non voglio essere totalmente negativo, ma il fatto che loro abbiano un vantaggio in fatto di tecnologia appare evidente. Certo, il lavoro del challenger è quello di colmare questo distacco, ma avere poco tempo per costruire e sviluppare la barca rende le cose molto dure per lo sfidante a vantaggio del Defender che, a quel punto, parte con un vantaggio”. Un vantaggio in gran parte dovuto all’esperienza accumulata da BMW Oracle Racing in tema ala rigida: “Certo, altrimenti non si capirebbe come mai c’è stata la corsa a tentare di assumere i tecnici che avevano lavorato con gli statunitensi e ad altri provenienti dai Classe C. Certo, si tratta di ali rigide molto più piccole, difficile riportare gli studi in scala specie dal punto di vista strutturale”.

Nel caso di Team Origin il no è comunque dipeso da un insieme ben definito di fattori: il gap tecnologico, la ristretta disponibilità di tempo e la mancanza di esperienza specifica dell’equipaggio: “Credo abbiano contribuito tutti e tre, anche se i tempi erano stretti, molto stretti. Pensavo avremmo potuto tentare di colmare il gap sviluppando ali rigide per due M2, catamarani di 30 piedi diffusi sul Lago di Ginevra, per poi riportare l’esito dei nostri studi sugli AC45, dove l’equipaggio avrebbe potuto prendere confidenza con regolazioni e funzionamento. Nel frattempo avremmo cominciato la costruzione del primo 72… Ma alla fine la decisione di non partecipare è stata presa da Sir Keith Mills”.

Grant Simmer critica poi l’atteggiamento di Mascalzone Latino Audi Team, il Challenger of Record: “Non abbiamo mai avuto alcun tipo di contatto con loro” – “Ma ci avete provato?” – “Certo, e li abbiamo sempre messi diligentemente in copia in ogni genere di contatto che abbiamo avuto con il Defender” – “Ritieni che il Challenger of Record abbia lavorato in modo ragionevole?” – “No, non credo. E non penso che nessuna possa dire il contrario. Non hanno fatto niente. Voglio dire, stanno semplicemente aiutando il Defender ad organizzare il nuovo evento… Joh Cutler e Agustin Zulueta (ndr, management del Club Nautico Espanol de Vela, Challenge of Record “irregolare” di Alinghi) erano molto attivi, non prendevano alcuna decisione senza aver parlanto con gli altri sfidanti. Nel 2007 non c’era sfidante che non si sentisse rappresentato dal Challenger of Record”.

Cosa pensa Simmer della nuova Coppa America? “E’ un progetto molto ambizioso e c’è davvero tantissimo da fare. Credo che i personaggi che hanno coinvolto, come Iain Murray, siano ottimi elementi, di grande esperienza. Iain ha detto che sperano in otto challenger, ma sei sarebbero già un buon numero. Mi rendo conto che la logistica, con il movimento di queste grandi ali, rappresenti una sfida impegnativa e Murray sta lavorando sodi per venirne fuori. Visto che si regaterà anche in regime di vento forte, uscire dai porti con quelle ali sarà già un bel problema da risolvere”. E della salute della Coppa in generale? “Beh, sono tre anni che molti degli uomini che hanno contribuito a scriverne la storia sono rimasti in disparte a causa della battaglia legale. Mi auguro che prima o poi la Coppa possa ritornare al suo normale splendore e che tutte queste persone possano dirsi artefici della rinascita”.

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