Global Ocean Race, pronti per la volata finale
Class 40Global Ocean RaceOceanoVela 27 Ottobre 2011 Zerogradinord 0
Città del Capo – Meno di duecento miglia al traguardo della prima tappa per i battistrada della Global Ocean Race. Gli ultimi due giorni hanno visto BSL dare l’assalto forse decisivo a Campagne de France, ora staccato di oltre settanta milia rispetto ai leader. Padre e figlio Field dovranno tenere duro ancora qualche ora e poi via ai festeggiamenti all’ombra della Table Mountain.
Staccatissimi – si parla di oltre 1.600 miglia – sono gli inseguitori, con Cessna Citation sempre terzo e Sec.Hayai di Nico Budel che è rientrato in gara e ha messo la prua davanti a quella di Financial Crisis, il Class 40 della coppia Nannini-Peggs che, per ora, si deve accontentare della quinta piazza.
Racconta Marco Nannini, alle prese con il vento leggerissimo: “Un mese dalla partenza della Global Ocean Race e siamo qui in modalità Grand Prix su un lago svizzero: 2-3 nodi di vento in raffica e tanta, tanta santa pazienza“.
“L’alta pressione davanti a noi è talmente estesa che non stato possibile evitarla o posizionarsi diversamente. Phesheya quando era solamente 60 miglia dietro di noi ha pensato di fare il giro largo per evitare il centro dell’alta e ora sta certamente andando piu’ forte di noi ma in compenso è 200 miglia dietro, quindi ne deve recuperare 140 prima di averci guadagnato in questa mossa. Sec-Hayai sta scendendo a sud e non potrà far altro che impantanarsi in questa palude insieme a noi. Cessna, che pare essere oltre il centro dell’alta pressione al suo nord-est, si dovrebbe trovare il percorso sbarrato fra ventiquattro ore e soprattutto non ha grandissime prospettive di venire facilmente verso sud, cosa che sarà essenziale fra settantadue ore, quando finalmente riaccenderanno il ventilatore. Insomma, siamo fermi in un enorme parcheggio vuoto, aspettando Refolo“.
“In assenza di vento ne ho approfittato per una gita in cima all’albero per capire cosa è successo agli strumenti del vento: uno dei due semplicemente divelto, si è rotta la L in acciaio che sostiene lo strumento ed abbiamo perso tutto. Rimane solo il cavetto tranciato. Per quanto riguarda il secondo strumento lo abbiamo portato giù per verificare se bypassando il cavo di salita lo funzionasse, ma è morto e defunto. Non possiamo fare nulla fino a Cape Town“.
“Giorni quindi piuttosto faticosi, senza strumenti alla caccia di Refolo, l’ottavo nano, patron dei venticelli. In queste ariette ci muoviamo con una vela fantastica che ci ha fatto Roberto alla Di-Tech, un genoa avvolgibile leggerissimo che, issiamo da metà bompresso fino alle sartie, è una cosa incredibile. Basta un filo d’aria che la barca parte come se ci fossero 15 nodi di brezza il pomeriggio in Costa Smeralda. Questa vela non ha un nome riconosciuto, gli inglesi la chiamano a volte Upwind Code Zero, altri il furling genoa, o free flying genoa. Noi lo chiamiamo il Ciccio’s Code, visto che Ciccio Manzoli portò con questo tipo di vela il
suo Cotonella a vincere primo assoluto la mitica OSTAR 2005… chissà che questo nome prenda piede e diventi quello ufficiale, se hai lì una sacca in cala vele, marcata Ciccio’s Code non ti sbagli, invece con le altre, che hanno i nomi delle autostrade, A5, A3, A2, A6, a volte si fa confusione“.
“Vado fuori a dare un tozzo di pane ai due albatross appollaiati in acqua di fiaco a noi, che, fosse una battuta, farebbe anche ridere, ma è così. Abbiamo gli albatross (quelli più piccoli e maron) qua con noi, come due anatre sul lago di Como mentre aspettiamo che Refolo si svegli dalla siesta pomeridiana“.
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